Oggi pare che tra gli sportivi vada di moda una dieta iperproteica, che dichiara guerra a tutti i cereali, e che vede nella dieta dell'uomo della pietra, che visse sulla terra nel periodo paleolitico, la dieta migliore per l'essere umano.
Questa teoria vuole dimostrare che l'essere umano sia geneticamente predisposto per assumere i suoi nutrienti da quei prodotti che l'uomo, per milioni di anni, ha trovato in natura, quando era cacciatore e raccoglitore e non nella dieta dell'uomo dal neolitico basata più sui cereali.
Secondo Il Dott. Loren Cordain, 10000 anni sono pochi perché il DNA umano si sia potuto modificare in modo tale da permettere al nostro organismo di "digerire" i cereali e altri alimenti non previsti nella dieta dell'uomo preistorico. In numeri la dieta paleo prevede un 19-35% di proteine, un 28-47% di lipidi e un 22-40% di carboidrati non di provenienza cerealicola.
Sentiamo cosa dice il prof. Franco Berrino dell'Istituto Tumori di Milano a proposito del consumo eccessivo di carne:
"La carne è certamente un ottimo alimento, ma l’aumento del consumo di carne, in particolare di carni rosse, è uno dei fattori che ha contribuito a far aumentare l’incidenza di molte malattie frequenti nelle popolazioni occidentali, come l'aterosclerosi, l'ipertensione, il cancro dell'intestino. Le carni rosse contengono una particolare forma di ferro che è potente agente ossidante e favorisce la formazione di sostanze cancerogene nel tubo digerente (nitrosammine). Nella cottura delle carni ad alta temperatura, o nella cottura prolungata, si forma un’altra classe di sostanze (ammine eterocicliche) che si sono dimostrate pericolose in particolare per i tumori dell’intestino e della mammella. Inoltre il contenuto di grassi saturi delle carni rosse ostacola il buon funzionamento dell’insulina. Evitare tutte le carni conservate (ogni forma di carne in scatola, salumi, prosciutti, wurstel) questi alimenti contengono nitriti, nitrati e gluttammato che nell’organismo si trasformano in nitrosammine".
Il Dottor Luciano Lozio, direttore del Centro Studi di farmacologia e biofisica della nutrizione presso Burago di Folgora, in provincia di Monza, nel libro "I probiotici: principi e uso nella pratica medica" scrive: "Nel 2011 un trial clinico ha mostrato per la prima volta che una alimentazione ricca di proteine animali produce una notevole quantità di fosfatidilcolina e colina intestinale e proprio utilizzando questa sostanza una certa flora intestinale ancora non identificata produce la trimetilamina (TMA). Tale sostanza - un gas dall'intenso odore di pesce avariato - viene rapidamente ossidato da un enzima epatico a trimetilamina ossidata (TMAO), perdendo immediatamente l'odore caratteristico e venendo poi eliminata con le feci e l'urina.
È proprio questa TMAO ad essere fortemente aterogena, poiché sarebbe in grado di bloccare il trasporto inverso del colesterolo: si è così dimostrato che i pazienti che presentano nel sangue o nelle urine una elevata concentrazione di TMAO hanno un rischio significativamente aumentato di infarto, ictus o morte improvvisa. "
Quest'anno al congresso dell’American Academy of Allergy e stata presentato uno studio di un gruppo di ricercatori statunitensi e australiani che ha riscontrato i segni chiari di un’allergia alla carne rossa in alcuni pazienti che in più occasioni avevano rischiato la vita per via di shock anafilattici che sembravano scatenarsi senza nessuna causa apparente. Se la carne è in grado di scatenare uno shock anafilattico, è certamente capace di produrre anche manifestazioni meno gravi, come l’orticaria o l’asma.
Se non siete convinti che un eccesso di apporto proteico di origine animale, non sia proprio salutare immaginate che una famiglia del Paleolitico v’inviti a cena: il loro cibo sarebbe per voi poco attraente.
Vi offrirebbe pezzi di carne cruda, e per giunta putrida, prelevata da una carcassa di animali in decomposizione, oppure vi potrebbe servire carne fresca ben frollata; sì perché la carne della selvaggina si presenta costituita da masse muscolari a struttura compatta con mancanza di grasso intermuscolare, e non dovrebbe essere mangiata subito dopo la macellazione dell'animale. Per una maggiore digeribilità e tenerezza, la carne andrebbe lasciata frollare; Nella frollatura agiscono alcuni microrganismi normalmente presenti nell’intestino che invadono gli altri tessuti decomponendone le proteine strutturali con la formazione di sostanze che, se si prolunga eccessivamente il processo, diventano tossiche.
Inoltre la carne cruda si conservava solo per pochi giorni e nell'accampamento ben presto si sarebbe cominciato a diffondere un forte odore ripugnante di carne putrefatta, al quale sicuramente tutti erano allora abituati. Purtroppo i loro stomaci non lo erano altrettanto e molto spesso mangiare carne in decomposizione provocava gravi conseguenze fino alla morte. Questa non sembra propriamente una dieta sana ma era l'unica che un ominide poteva permettersi date le risorse a disposizione e il basso livello tecnologico che aveva a disposizione.
Se non siete convinti che un eccesso di apporto proteico di origine animale, non sia proprio salutare immaginate che una famiglia del Paleolitico v’inviti a cena: il loro cibo sarebbe per voi poco attraente.
Vi offrirebbe pezzi di carne cruda, e per giunta putrida, prelevata da una carcassa di animali in decomposizione, oppure vi potrebbe servire carne fresca ben frollata; sì perché la carne della selvaggina si presenta costituita da masse muscolari a struttura compatta con mancanza di grasso intermuscolare, e non dovrebbe essere mangiata subito dopo la macellazione dell'animale. Per una maggiore digeribilità e tenerezza, la carne andrebbe lasciata frollare; Nella frollatura agiscono alcuni microrganismi normalmente presenti nell’intestino che invadono gli altri tessuti decomponendone le proteine strutturali con la formazione di sostanze che, se si prolunga eccessivamente il processo, diventano tossiche.
Inoltre la carne cruda si conservava solo per pochi giorni e nell'accampamento ben presto si sarebbe cominciato a diffondere un forte odore ripugnante di carne putrefatta, al quale sicuramente tutti erano allora abituati. Purtroppo i loro stomaci non lo erano altrettanto e molto spesso mangiare carne in decomposizione provocava gravi conseguenze fino alla morte. Questa non sembra propriamente una dieta sana ma era l'unica che un ominide poteva permettersi date le risorse a disposizione e il basso livello tecnologico che aveva a disposizione.
Uno studio condotto da Rachel Caspary, antropologa alla Central Michigan University, indica che gli anziani erano rari nelle popolazioni come quelle degli australopitechi e dei neandertaliani. Divennero invece comuni dai 35000 anni fa, trai primi europei. Indicativamente per tre milioni di anni nessuno viveva oltre i trentacinque anni e pochi raggiungevano quel limite. Morire giovani era la norma non l'eccezione. Per parafrasare Thomas Hobbes, la vita preistorica era davvero misera, brutale e breve. Solo dal paleolitico superiore (35000 e 20000 anni fa) si assiste a un drastico aumento della longevità. La crescita demografica ha significato anche più mutazioni e più opportunità che quelle vantaggiose si diffondessero attraverso le popolazioni via via che i loro membri si riproducevano. Varianti genetiche come quelle che determinano la tolleranza al latte vaccino si sono diffuse rapidamente nell'arco degli ultimi 10000 anni grazie al numero sempre più grande d’individui fertili.
Il paleolitico copre un periodo di 2,5 milioni di anni. L'ultima fase del paleolitico, quello superiore, come visto, va dai 35000 ai 10000 anni, vede i primi europei diventare vecchi ovvero superare la soglia dei 30-35 anni.
Mi domando, come si fa ad affermare che un’alimentazione quasi esclusivamente carnivora, per un periodo di oltre due milioni di anni, assunta da ominidi e poi dal genere homo, sia la migliore oggi per l'essere umano, se allora non si viveva più di trenta anni? Come si fa ad affermare che fossero sani, che non conoscessero, ad esempio, il cancro quando tutti sanno che stiamo parlando di una malattia che statisticamente colpisce in tarda età?
Se la vera dieta del paleolitico, come visto, non è invitante la si può sempre sostituire con una bella bistecca da un kg innaffiata da un buon rosso, sì perché nella "paleo" il vino è concesso poiché i nostri barbuti antenati erano abituati a mangiare frutta matura, quindi fermentata e leggermente alcolica (?!).
Quando i nuovi discepoli di questa dieta immaginano i nostri antenati, non credo abbiano in mente né queste corporature asciutte degli attuali cacciatori e raccoglitori...,
... né un fisico un pò appannato di un non più giovane Cordain mentre spiega, in uno dei suoi numerosi seminari, la sua dieta paleolitica e sponsorizza i suoi integratori...
... forse hanno in mente fisici scolpiti e definiti come gli attori di 300?
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