martedì 10 aprile 2012

Il Bjj a un bivio


Il Pan ha riservato agli appassionati tanti incontri interessanti nuovi movimenti da studiare ma anche molte critiche rivolte alla più grossa federazione sportiva, la IBJJF.

Un torneo open con 3200 iscritti è un gigante difficile da gestire. Far precedere questi eventi mondiali da competizioni regionali di qualificazione come avviene con l'Abu Dhabi trial risolverebbe il sovraffollamento, ma essendo quelli dell’IBJJF tornei organizzati per ottenere un profitto, questa strada non sembra percorribile.


Di fronte agli incassi record realizzati dall'enorme numero d’iscritti, campioni, come Andre Galvao, chiedono da tempo alcune riforme, come l'istituzione di una terna arbitrale per tutti gli incontri e non solo per le finali.

Il Jiu Jitsu sta prendendo due strade separate. Da una parte c'è chi se la ride di tutti i discorsi sull'efficacia reale perché considera il Bjj semplicemente uno sport, e dall'altra chi non si rassegna alla sua trasformazione in uno sport basato su vantaggi, e rimpiange i bei tempi andati quando  le gare erano solo uno strumento per testare l'efficacia delle tecniche.
Rafael Lovato Jr. così si esprime dopo aver partecipato ai Pan: "Sono senza parole dopo questa esperienza. L'arte che amo, e alla quale ho dedicato la mia vita, sta diventando uno sport, punto". Lovato ha anche criticato la pratica del sand-bagging ovvero non promuovere i vincitori e farli gareggiare sempre nella stessa cintura.

Ryan Hall, che non ha partecipato al Pan, è anche lui fortemente critico: "Sto diventando un po’ frustrato con il jiu-jitsu a essere onesto. Si è arrivati al punto in cui le regole sono diventate d'intralcio. Io amo il jiu-jitsu. Non amo il jiu-jitsu competitivo. Mi piace competere contro le persone migliori, ma lo faccio a dispetto delle regole, nonostante che conosco un sacco di persone che non sono corrette ".

"Esco di matto a vedere due persone che iniziano il loro incontro correndo uno verso l'altro e che poi si gettano in scivolata, come verso la casa base, e poi giocare per cinque minuti  ognuno con i piedi e le gambe dell'altro. Sfortunatamente devo adattarmi per avere successo". Questo sfogo sincero si può leggere sulla bacheca di uno sconsolato Lloyd Irving, il più noto coach di bjj americano di ritorno dai Pan.

Per chiarire il suo pensiero Lloyd cosi continua: "Doppia chiamata di guardia, uomini sdraiati sui loro fianchi che si guardando negli occhi e cercano di intrappolare ognuno le gambe dell’altro = FAIL! Mi fa venire voglia di vomitare! Non ho firmato per questo, ma ora sono costretto a praticarlo o chiudere i corsi di BJJ. Argh, quindi la prima domanda sarebbe. "Beh Lloyd che cosa hai firmato?" e la risposta sarebbe: ho firmato per un bjj buono per combattere nelle MMA. Se siete coinvolti solo nel lato sportivo del BJJ sono contento per voi. Io no. Mi fa venire voglia di vomitare il fatto che devo insegnare questo tipo di gioco e trovare delle contromosse. Mi piace quello che sta facendo Rose Gracie [organizza un torneo con poche regole].  Insegno a chiamare guardia, insegno la doppia chiamata di guardia, lavoro sempre  sui modi per utilizzare e sconfiggere la 50/50, perché devo, non perché voglio. Mi ricordo quando usavamo le compressioni ai bicipiti per sconfiggere gli avversari, poi le hanno bandite, così ho smesso di insegnarle, ora le permettono di nuovo così ho ripreso a insegnarle, ma ho perso qualche anno con ragazzi che avrebbero potuto impararle bene. Ora insegno ogni cosa e mi adeguo in base alle regole. Certi giorni sono consentiti i ganci al tallone nel gi, al di fuori dei periodi  preparatori per le gare. Per favore, non pensiate che odi una posizione, ci alleniamo molto bene contro di essa, è che fa solo venire voglia di vomitare, questo è tutto. Spero di aver chiarito la mia posizione".

La tesi di Lloyd può essere sintetizzata con un: non condivido ma mi adeguo. Ricordate le polemiche sorte attorno alla guardia fifty fifty: molti la volevano proibire per altri era la fine del bjj per altri ancora solo un modo per stallare. Non tutti sanno che fu Lloyd Irving uno dei primi a far usare questa posizione dai suoi atleti in competizione. Oggi sentirlo criticare una nuova posizione, la doppia chiamata di guardia, una certa sorpresa la suscita soprattutto se si pensa che  ha sempre avuto un approccio pragmatico.

La doppia chiamata di guardia fa vomitare come sostiene Lloyd? Di certo vedere due guarderi che si gettano contemporaneamente sedere a terra e poi giocano con i piedi dell'avversario, oltre a non essere marziale non è nemmeno spettacolare. Che sia una tattica efficace lo dice il fatto che esperti agonisti la usano in gare di alto livello, ma evidentemente si tratta di giochi legati ai vantaggi e alle debolezze di un regolamento che non sembra ancora del tutto in grado di favorire lo spettacolo senza snaturare lo stile del bjj per il quale la guardia è una posizione fondamentale. E' una contraddizione reale contro cui da anni tutti si rompono la testa ma nessuno sembra trovare la soluzione giusta.

Per scoraggiare lunghi e noiosi intrecci di gambe bisognerebbe levare i vantaggi. Se è vero quello che dice Carlos Gracie Jr. “The guard is a Jiu-Jitsu fighter’s fortress”, che senso ha dare il vantaggio a chi, di due che chiamano contemporaneamente guardia, si tira su per primo? Per ovviare a questi problemi al Gracie invitational esiste la regola che prevede la doppia eliminazione in caso di parità, nessun punteggio o vantaggio. Vince chi finalizza. La trovo un’idea geniale!

Oggi la gente non allena certe tecniche perché non sono consentite in gara o non sono spettacolari e c'è chi auspica penalità per chi chiama guardia col miraggio di veder aumentato lo spettacolo. E' anche vero che la noia che assale nel vedere uno che gioca con i piedi del suo avversario e pari a quella che si prova a vedere alcuni incontri in cui due atleti si strattonano senza stile per 10 minuti in piedi perché entrambi passatori ma non ugualmente abili judokas.

Il jiu-jitsu che amiamo è combattimento reale, le sue radici, radicate in un passato fatto di scontri interstili in cui ha dimostrato la sua efficacia, non possono essere recise da regole che favoriscono un gioco fatto di punti e vantaggi, passività e scorrettezze come il portare il piede dell'avversario volontariamente oltre la linea del fianco per far squalificare l'avversario. Queste furbate ricordano troppo certe malizie poco "marziali" usate in altri sport.

Dall'altro lato assistiamo alla realizzazione di alcuni eventi che cercano di venire incontro a un'altra "via" al Bjj sportivo come il Budo Challenge o il Gracie Invitational, che pur con le loro regole diverse, incoraggiano di più un gioco volto alla finalizzazione. Non è ancora stata detta l'ultima parola...staremo a vedere!

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