venerdì 20 dicembre 2013

Ho chiuso con le arti marziali


Tanti restano delusi dalla scarsa serietà e professionalità di certi corsi di arti marziali o sport da combattimento, ma questo non vuol dire che sia per forza la disciplina ad essere "sbagliata", è molto più probabile che lo sia chi la insegna.

Anche il Jiu-Jitsu non è esente da questo fenomeno nel momento in cui ad insegnare si mettono quelli che hanno preso un diploma di istruttore coi punti dell'omino nero o una cintura blu mettendo la bianca in lavatrice con la coloreria Italo-brasiliana. C'è chi crede che istruttori si diventi senza prima essere stati allievi ma la cosa più grave sono quegli allievi che credono a tali pseudo istruttori  permettendo loro di imperversare.

Questa è l'esperienza di un praticante di (omissis)* che ha scritto un post su un forum di arti marziali:

"Salve a tutti...Voglio raccontare la mia esperienza con il (omissis) e le motivazioni che mi hanno portato a smettere. Premetto che non sono digiuno di arti marziali [...]e non mi sono mai posto limiti nell’imparare e nel ricercare umilmente e con passione[...].

Un paio di anni fa ho deciso di iscrivermi a un corso di
(omissis)[...] Devo dire che i primi tempi non sono stati male. Istruttore e suoi collaboratori preparatissimi, con alle spalle anni di arti marziali di ogni tipo[...]Poi, le cose sono cambiate. [...] Il livello di preparazione fisica è drammaticamente sceso per adattarsi al fatto che il sistema deve essere insegnato a gente “normale” e non ad atleti professionisti. Adesso se facciamo venti piegamenti sulle braccia a lezione è quasi un miracolo. Prima facevamo tre lezioni a settimana, poi solo due, senza però diminuire la quota di iscrizione che anzi è aumentata. [...]

Una volta con me si allenavano poliziotti, gente con curriculum marziale considerevole,
[...] e incazzati di ogni genere, gente che aveva sempre qualcosa da insegnarti. Adesso ci sono solo ragazzini senza nessuna esperienza di arti marziali e panzoni che nemmeno stanno in piedi. Totale cambio di livello di praticanti. A volte ci si perde in un sacco di chiacchiere di psicologia della difesa, dell’aggressione e bla bla e se tu fai cosi e se lui fa cosà e se e se…e nel frattempo mi raffreddo e non mi alleno. Intanto gli allievi tengono in mano coltelli e pistole finte e credono di potersi difendere contro le suddette armi.
 
Una volta il “gran master” veniva tutti i giorni, adesso insegna solo il sabato a chi vuole fare il corso istruttori, dove mi dicono fanno anche sparring, cosa che noi in palestra non facciamo MAI. [...] Non consideriamo poi che il 90% della gente che al momento segue il corso da istruttore non ha un buon curriculum alle spalle [...] Questi nuovi sedicenti “istruttori” [...] non dovrebbero essere messi nelle condizioni di insegnare dopo poco più di un anno. Ci vuole una vita a diventare un discreto esperto, dico discreto.

Poi non contiamo le limitazioni dello stile, che sulla carta dovrebbe essere eclettico al 100%. Non facciamo lotta a terra, se non qualche elemento di tecniche per non finirci. Non facciamo guanti, se non a volte quando insistiamo. Devo sempre insistere per fare sparring e devo fermarmi quando provo tecniche di un certo tipo,
[...]La classica risposta è: “non tutti sanno fare determinate tecniche, dobbiamo insegnare ciò che può funzionare per tutti”,[...] Come se si potesse imparare a difendersi in pochi mesi, ma per favore.

L’ultima volta, la farsa. L’istruttore non c’era e vengono i due allievi istruttori, un ragazzo e una ragazza che praticano dall’anno scorso e prima del
(omissis) non hanno mai fatto NULLA di attinente alla materia. Mi ritrovo a dover eseguire gli ordini di gente che è stata imbevuta di propaganda e che crede di essere quasi invincibile. Mi arrabbio, anzi mi girano proprio le balle, perché ci vogliono sacrifici, anni, botte, botte e ancora botte, esami e umiliazioni solo per poter cominciare a dire “capisco qualcosa delle arti marziali”. Come giudico una scuola che affida a certa gente i loro insegnamenti? D’accordo, l’istruttore era malato, ma perché mandare gente così? Stiamo scherzando? [...] Io mi devo allenare con gente che mi insegna, che ha alle spalle dell’esperienza. [...] Ma il vero dramma è che questa gente poi crede di saper difendersi e insegnare agli altri a far altrettanto.[...]

L’anno scorso sono stato diversi mesi in Canada, per lavoro, e mi sono allenato in una palestra di mixed martial arts, dove mi sono fatto un mazzo tanto. Ho imparato un sacco di cose che nel (omissis), il (omissis) che ho fatto io, nemmeno si sognano. Ho sudato, combattuto sul serio con avversati non collaborativi, mi son messo alla prova, imparato tecniche con reale applicazione, tutta un’altra storia. Tornato in Italia e alla palestra di (omissis) ho finalmente deciso di piantarla.

Voglio che questa mia testimonianza serva a far capire a chi ancora non c'è arrivato a pensare prima di iscirversi a un corso di questo genere [...] Loro sanno cosa penso e sono responsabili del loro tempo e delle loro scelte. Ognuno per la sua strada.
[...]
 
Ripeto, nulla contro il (omissis) in genere e metodi simili, che continuo a seguire con interesse e che sono convinto contengano elementi validi, ma una cosa sono i principi, una cosa è l’applicazione, la struttura, il rispetto e la professionalità, che come purtroppo sappiamo è piuttosto carente in questa nostra povera e complicata Italia.[...]

Morale della favola, ho trovato una buona palestra di lotta greco romana e devo dire che la differenza è enorme. Gente che si allena, che non crede di essere rambo, tecniche efficaci, tradizione e serietà, ma soprattutto attitudine positiva e umile. Atleti di altri tempi, poche chiacchiere, sudore e poco business. E allenamento micidiale, davvero una figata. A 34 anni mi sono rimesso in gioco e spero di continuare così.

Adesso vado ad allenarmi sul serio. In questo meraviglioso mondo delle arti marziali e discipline di combattimento dobbiamo fare attenzione ai pacchi e ai contropacchi, come in tutte le cose della vita d’altronde. Buon allenamento a tutti!
"

Su due cose dissento con l'autore di questo "sfogo" e cioè che rimpiange la pratica con quelli che lui definisce:"incazzati di ogni genere" e che per capire qualcosa delle arti marziali occorrano le "umiliazioni".

Nel Jiu-Jitsu, ad esempio, essere incazzati non predispone a praticare con profitto e credo che lo stesso valga per tutte le AM e SDC  e che nella formazione di qualsiasi essere umano, e non fa eccezione quella marziale, l'umiliazione non ha nessun posto.

note.

* ho deciso di mettere un'omissis perché la disciplina in questione non è quella che pratico e non voglio che il lettore  si concentri sulla disciplina in sé,  ma che questa testimonianza serva a gettare uno sguardo su certi trend trasversali che accomunano gli istruttori impostori più votati al marketing.

2 commenti:

  1. E' un discorso incompleto. Avrei poreferito leggere il nome della disciplina, se non altro per capire a cosa faceva riferimento. Gli "omissis" vanno usati per difendere il nome, prestigio e l'onore dei viventi eventualmente non presenti e quindi incapaci di replicare e difendersi, magari, ma non delle cose. Avendo fatto arti marziali e sport di combattimento per oltre quarant'anni, ho visto diversi cambiamenti in effetti, ma la mia curiosità si è ora arenata su quell'omissis. Peccato, era un articolo interessante.

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