Il fairplay e la sportività si imparano da piccoli così come il modo giusto di uscire dalle prese. Compito dell'istruttore è indicare non solo il modo corretto di eseguire i movimenti ma anche cosa non fare, quali sono le azioni scorrette e le tecniche vietate.
Le azioni pericolose succedono perché a nessuno piace perdere e, quando si attiva il cervello rettiliano l'istinto prende il sopravvento e, pur di sopravvivere, si compie inconsciamente anche il gesto più scorretto. E' solo con l'allenamento, anche mentale, con il supporto di istruttori preparati e la presenza di arbitri coscienziosi che si può, e si deve, ridurre al minimo il numero di situazioni pericolose sia in gara che in accademia.
Saper accettare la sconfitta, senza ricorrere ad azioni illegali, è una forma di rispetto e un riconoscimento delle abilità del nostro avversario, che merita gli sia alzato il braccio per la vittoria e non, ad esempio, immobilizzato il collo infortunato per un body slam o un piledriving.
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