La competizione è insita nella natura umana. L'uomo vive sempre in modalità competitiva, fin dai tempi antichi, per ragioni di sopravvivenza, per necessità o semplice vanità. Nello sport, questa attitudine è potenziata.
Nel nostro universo, nell'arte suave, è naturale incontrare rivali sul tatami. Possono essere avversari appartenenti ad altre accademie ma anche compagni di squadra.
Sì, il vostro compagno di allenamento può essere il vostro rivale! La rivalità interna nella squadra è molto naturale, il più delle volte cresce in maniera nascosta e spontanea.
Nelle squadre con gran numero di atleti agonisti c'è un clima di "guerra" in ogni allenamento, e questo clima trasforma i compagni di allenamento in avversari. Ciò non significa, tuttavia, che in squadre o gruppi che non si concentrano nelle competizioni non possano sorgere questo tipo di rivalità. La rivalità può nascere anche anche nel raffronto dei diversi risultati ottenuti dagli atleti in competizione.
L'embrione della rivalità può essere lo sviluppo eterogeneo degli atleti. Quando un lottatore comincia a rendersi conto del suo miglioramento nell'allenamento, è naturale che sorga la volontà di sperimentarsi nei campionati. All'interno del team questo atleta comincia ad essere ammirato e osservato, soprattutto se i buoni risultati sono costanti. Ma capita anche di avere un "bersaglio sulla schiena." Quei compagni di allenamento che migliorano più lentamente cominciano a misurarsi con l'agonista che trasformano in una sorta di "parametro" e ogni lotta con lui si trasforma in una sorta di esame.
Un altro fattore che genera rivalità è l'orgoglio. Quella vecchia e ristretta mentalità del "vincere" o "perdere" può causare animosità e un danno inutile all'interno della squadra. L'allievo ha bisogno di capire che la palestra è l'ambiente in cui andrà ad apprendere ed allenare le tecniche, è il luogo della sperimentazione, dello sviluppo, il momento di testare quelle tecniche meno utilizzate, affinare le posizioni preferite e per migliorare le basi che sono importanti come tutto il resto. Così, essere finalizzato, schiacciato e vinto ai punti da un compagno di allenamento dovrebbe essere considerato come un segnale che indica come sia necessario migliorare il proprio gioco, e quali aspetti dovranno essere corretti e migliorati.
Considerato tutto questo, la cosa migliore da fare è vedere la squadra come un ingranaggio enorme, in cui ognuno gioca un ruolo fondamentale nel definire e migliorare la formazione dei compagni di squadra. Ci si deve spogliare dell' orgoglio e occorre essere sempre onesti con se stessi, un lottatore deve essere in grado di osservare i suoi punti di forza e di debolezza in modo che i progressi e i risultati possano arrivare naturalmente.
traduzione e adattamento del post Inimigo Íntimo (Rivalidade dentro da equipe) di Andrei Santiago
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