mercoledì 10 ottobre 2018

Quando lo sport diventa una fiera

Negli scritti degli anni trenta del secolo scorso del barone Pierre De Coubertin  si trovano considerazioni sullo sport quanto mai attuali. Questo è quanto scriveva a proposito del declino finale dei Giochi Olimpici dell'antichità:

"Di pari passo con il successo sorgono infatti e si sviluppano svariate complicazioni. In mano ad allenatori e manager senza scrupoli anche i migliori atleti precipitano prima o poi nel mercantilismo". Accadde così che i Giochi "divennero a un certo punto una grande fiera, che esigeva sempre qualcosa di nuovo e di sensazionale per soddisfare i desideri di una folla sempre più eccitata e rumorosa. Malgrado qualche lodevole tentativo di frenare questa tendenza, inevitabilmente si giunse al punto in cui la religione dell'esercizio atletico perse i suoi fedeli e si trovò ad avere solo dei clienti".

Alle accuse mosse nei confronti dello sport, tacciato di provocare surmenage (stress da iper attività)  fisico, contribuire alla decadenza dell'intelletto e diffondere uno spirito mercantile e un eccessivo amore per il denaro De Coubertin rispondeva: "la colpa di questi mali, quando si verificano, non è dello sport di per sé bensì dei genitori, degli allenatori, dei pubblici poteri e in certi casi dei dirigenti, delle federazioni e della stampa che contribuiscono a esasperarne la natura". 

Era anche consapevole che nell'attività sportiva si manifestassero tendenze negative, come quella che un certo tipo di gergo sportivo degenerasse nella volgarità. De Coubertin propose una Carta che proponeva misure tendenti a frenare certi abusi e certi eccessi dello sport ma era convito che l'idea di sopprimerli tout-court era un'utopia.

Nell'ultimo appello, alla vigilia dei Giochi Olimpici di Berlino e a meno di un anno dalla sua morte, De Coubertin scriveva: "Occorre che lo spirito si liberi da quei legami che gli sono imposti da certe specializzazioni esasperate e che si sottragga all'opprimente strettezza della professionalità esclusiva. L'ideale resta a mio avviso quello di sigillare definitivamente l'unione dei muscoli e del pensiero a vantaggio del progresso e della dignità umana".



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