venerdì 19 aprile 2019

Difesa Personale




Ultimamente mi sono trovato a parlare di "Difesa Personale" e del collegamento con le discipline marziali più volte, da qui l'idea di dare qualche consiglio, soprattutto ai neofiti. Arti Marziali ( AM) e Sport da Combattimento (SDC) servono ai fini della Difesa Personale (DP)?

Tutto serve e nulla serve, dipende da molti fattori. L'importante è capire cosa si vuole e come ottenerlo.

 - Prima la teoria: Sapersi difendere non è solo "picchiare", ma evitare o risolvere situazioni pericolose o potenzialmente pericolose con meno rischio possibile. Quindi servono prevenzione, de-escalation, psicologia del confronto, consapevolezza della situazione, ecc. Tutte materie che chiunque può apprendere o insegnare senza saper tirare un colpo o fare una proiezione. 

- Mantieniti in forma: Avendo le nozioni "teoriche" di cosa e come fare ( o non fare) il secondo punto più importante è la forma fisica. Essere in salute, resistenti, forti, ecc. aumenta la performance in ogni campo compresa la difesa personale, sia che si fugga o che ci si opponga fisicamente a qualcuno.

- Tecnica, prima le basi: "Picchiare" ( neutralizzare fisicamente una minaccia) è comunque, ai fini della DP, la parte più difficile, quella che richiede più allenamento e tempo per essere appresa e mantenuta. Quindi prima di disarmare Kalashnikov, difenderti da attacchi di gruppo, salvarti da terroristi con gilet esplosivi impara le basi tecniche di come si combatte. Prima di adattare il bagaglio tecnico alla " strada" o alla " realtà della difesa personale" impara a usarlo correttamente. Concetto base della metodologia dell'allenamento: prima facile poi difficile, prima aspecifico poi specifico, prima le basi poi su quelle si costruisce il resto. Implicazioni pratiche: prima Sparring simmetrico e regolamentato con un avversario poi ( quanto poi dipende da molti fattori..) contro 8 Punk post guerra nucleare con bastoni, pistole, balestre, asce, sedie, coltelli, motoseghe e Molotov. 

- L'apocalittico: "la realtà è totalmente diversa dalla palestra...regnano il caos e lo stress totale quindi la tecnica non serve.. sotto stress "questo" non lo farai mai.. servono solo decisione e mentalità, istintivo di sopravvivenza.. e ..bla bla bla.. bla bla.. " ... Su enunciazioni tipo queste gira i tacchi e cambia palestra: sei di fronte a un millantatore. Se non riesci a gestire un avversario in ambiente simmetrico e regolamentato cosa pensi di fare nel "caos"? Se non sai tirare un " uno-due" efficace in piena tranquillità cosa farai sotto stress? Se non fai male nella situazione migliore come riuscirai in quella peggiore? In sostanza la capacità di difendersi dipende da un mix di conoscenze teoriche, capacità mentali, abilità tecniche, condizioni fisiche, ecc. e se si trascura qualcosa diminuiscono le capacità di difendersi. Ma la "tecnica" è il moltiplicatore di efficacia per eccellenza, quello che fa la differenza soprattutto se si è svantaggiati fisicamente o dalla situazione (reazione ad un pericolo inatteso, ad esempio). Dire che non serva è come dire che non serve imparare le tecniche di tiro accademico, difensivo o tattico perché tanto in un conflitto a fuoco ci sarà caos e ti cacherai addosso... Qualunque istruttore di tiro civile e militare può dirti dove mandare chi dicesse una cosa del genere. Quindi a fronte di certe sparate: saluta, ringrazia, digli che ci penserai e cambia palestra. 

- la "Testa": Le reazioni alla paura e allo stress sono ampiamente studiare e documentate. Controllare tali reazioni e formare mentalmente il praticante (resilenza, capacità di sopportazione e adattamento, ecc.) è una delle ambizioni dichiarate della maggior parte dei corsi di DP. E' davvero possibile? Con poche ore a settimana per giunta? Ancora una volta poco è meglio che niente, ma “cum grano salis”, come si dice. Tra i metodi usati per condizionare corpo e mente si usano simulazioni e allenamenti a “scenario”. Sull'utilità tattica degli allenamenti di simulazione niente da dire: uscire dalla zona comfort, agire sotto massimo stress, essere realistici, ecc. ecc. sono tutte cose sacrosante e utili. Vanno comunque fatti con giudizio e subordinati a forma fisica e buona tecnica di base. Sugli aspetti psicologici e formativi ci sono dei distinguo da fare. Nel simulare la realtà la parola chiave è... "simulare". Tu, tutti i presenti e soprattutto il tuo archeoencefalo (la parte istintiva e più antica del nostro cervello, quella che regola gli istinti base) sanno benissimo che la situazione non è reale, che non corri nessun pericolo serio. Nei corsi di DP si vedono sempre e solo simulazioni con stress fisico alto, stress psicologico che andrà a calare col tempo e con ZERO PERICOLO reale (ovviamente) ... e il tuo archeoencefalo lo sa, il tuo IO profondo sa di non rischiare nulla e non avverrà nessuna modificazione profonda della tua capacità di reagire o controllare emotivamente un vero pericolo. Dopo 4-5 simulazioni con gli stessi compagni di palestra e nello stesso ambiente diventerà una sorta di "giochi senza frontiere": faticoso ma divertente. Anche membri della Forze Speciali hanno dichiarato che resistere al corso S.E.R.E. era stato più semplice pensando che era tutto "finto" e che in ogni momento potevano fermare la simulazione (la cattura, le "torture", ecc.). Il cervello lo freghi fino ad un certo punto e le reali interazioni psicologiche da DP non sono simulabili in sicurezza. Quindi quando si parla di sviluppare "mentalità difensiva" o "ricreare la realtà" occhio a quello che si intende: c'è più stress psicologico in un avversario sul ring che sai vuole metterti KO che in 5 compagni di palestra che ti urlano in faccia e ti picchiano sulla schiena con i Pao... il pericolo "reale" per il tuo istinto è sul ring, non in palestra con i compagni. In definitiva l'allenamento a scenario o sotto stress serve a ricreare ambienti e tattiche specifiche, a simulare (parzialmente) alcune reazioni FISICHE riscontrabili in situazioni di DP, NON quelle PSICOLOGICHE o mentali. Utile? Sicuramente. Ti cambia la "testa"? assolutamente no! Possono al massimo dare fiducia in sé stessi.. come può darla anche vincere un incontro di Boxe, avere un fisico ottimamente allenato o convincersi da soli di qualcosa... ma nulla di più ( ..e attenzione alla troppa fiducia..). Per ovviare alla "routine", che abbassa il livello di stress e attenzione, si possono cambiare esercizi e scenari ma si tratta sempre di pagliativi. Inoltre la programmazione non può prevedere solo allenamenti ad alta intensità e stress, ma deve usarli solo come verifiche o allenamenti saltuari. Per il resto l'allenamento non dovrebbe differenziarsi troppo da quello di qualsiasi SDC o AM attività che, di contro, dovrebbero inserire le metodiche di simulazione a scenario se vogliono orientarsi alla DP. Quanti corsi di DP spiegano quanto detto invece di esaltare i metodi di simulazione come qualcosa che "plasma" in modo ineccepibile la mente per difendersi? Spero molti... 

 - Tempistiche: Quando si è "imparato a difendersi"? Quanto tempo occorre? Sei mesi, un anno, due anni? Molti propongo metodi veloci, dicono che non servono tempi lunghi per apprendere. Benissimo, quanto poco? E poi? Posso lasciare il corso? Faccio altro? È vero che dare nozioni base non richiede tempi biblici ma è altrettanto ovvio che la qualità di ciò che si fa dipende da allenamento, ripetizione, incremento o modifica dei parametri allenanti, ecc... come qualsiasi Sport o attività insomma. Ed ecco che i corsi di DP si strutturano come "normali" corsi di discipline marziali, allungando il brodo dalle "poche cose che servono" a programmi sempre più vari è complessi, attingendo sempre più a tali discipline. Se tale processo è fatto da istruttori preparati e che si allenano in Arti Marziali e SDC si mantiene il cliente, si forniscono nuovi input e sicuramente si migliora la qualità di ciò che si offre. In caso contrario nascono i "corsi minestrone" dove si fa tutto e nulla e anche l'originale scopo della difesa personale viene perso di vista.

 - Gli esperti: Tutti gli accreditati maggiori esperti mondiali di DP hanno un background in arti marziali e sport da combattimento, continuano ad allenarsi in tali discipline e sono la base da cui estrapolando capacità, tecniche, metodi, preparazione fisica che poi adattano come credono al loro lavoro. Tutte le forza militari, di polizia e sicurezza del mondo usano arti marziali e sport da combattimento con gli stessi fini. Statisticamente i praticanti di sport da combattimento e arti marziali hanno più probabilità di salvarsi da una aggressione fisica. Questo è quanto occorre tenere in considerazione, poi a ciascuno le sue conclusioni. 


1 commento:

  1. Mushin e Zanshin...Helio Gracie ha mantenuto le tecniche dei kata di difesa personale del Kodokan, ma ne ha perso i principi.
    Il BJJ ha perso anche le tecniche mantenendo solo il Randori.

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