martedì 23 aprile 2019

Fabio Gurgel critico verso l'arbitraggio


I campionati di Jiu Jitsu principalmente quelli organizzati dalla IBJJF  hanno avuto una costante evoluzione negli ultimi dieci anni e sono riusciti a raggiungere un alto livello qualitativo ma c'è un punto che sembra non risolto ed è quello dell'arbitraggio.

Non sono io a dirlo è Fabio Gurgel. Non sto dicendo che il corpo arbitrale non si è evoluto - prosegue Gurgel - ma che c'è insoddisfazione per le decisioni arbitrali in 9 maestri e atleti su 10? Gli errori arbitrali si moltiplicano in ogni campionato frustando il sogno di coloro che hanno lavorato duramente per arrivare lì.

Dobbiamo capire che il dinamismo della lotta che cambia il suo corso ogni momento complica molto la missione dell'arbitro tuttavia ciò che sembra un fattore determinante per il fallimento dell'arbitraggio è nella comprensione del "sentimento della lotta", l'arbitro deve condurre la lotta comprendendo le intenzioni del combattente per impedirgli di "giocare con le regole".

Un classico esempio è quando un combattente è in una posizione di attacco e mostra la chiara intenzione di far uscire il suo avversario dall'area di gara per guadagnare due punti. In questo caso l'arbitro dovrebbe portare i due atelti al centro dell'area di gara per vanificare questa tattica.

A mio avviso - prosegue Gurgel - gli arbitri sbagliano  anche, quando non v'è alcun pericolo per gli atleti di uscire dall'area di gara e fermano l'azione rompendo il ritmo della lotta e favorendo il combattente che ha bisogno di riposo.

Le regole secondo me - conclude Gurgel - dovrebbero essere costantemente modificate a causa dell'evoluzione tecnica dei combattenti ma sfortunatamente vengono cambiate di più per rendere la vita più facile agli arbitri piuttosto che fare in modo che le dinamiche del combattimento si mantengano inalterate, e questo è molto pericoloso per il nostro sport.

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