NIKE la Dea della vittoria |
Perdere è di solito la forma più usuale per andare avanti nella vita. Infatti, quando si perde si riceve un'attenzione maggiore. In più il perdente non deve sopportare la pressione e la responsabilità che comporta la vittoria. Invece per vincere, anzi per mantenere la vittoria, occorre lavorare sodo, conservare lo stato di concentrazione e assumere una serie di responsabilità.
Con gli sconfitti si è solidali, li si solleva dalla tristezza e li si incoraggia affinchè si sentano meglio, ovvero si fa sapere loro che appartengono al gregge; far parte del gruppo è una delle necessità più elementari dell'essere umano e quindi che senso ha sconvolgere questo stato naturale vincendo? E' auspicabile agire bene, ma non troppo, perché c'è gente che tenta anche di perdere.
I vincitori, al contrario, ricevono la congratulazione e vengono messi su un piedistallo, rimanendo però lontani dalla massa. Alla fine sono differenti e gli altri non sanno come trattarli perché si acorgono con disgusto che il vincitore, spiccando dal gruppo, ha agitato le acque della medicrità quotidiana.
Il principale nemico è in noi stessi. Ogni volta che intuisci che stai per uscire dal gruppo degli sconfitti una vampata di panico ti invade. E' il momento in cui noti che sei ad un passo dal raggiungere il grado di individuo differenziato. Si tratta di momenti facilmenti riconoscibili, voci che pronunciano "bravo", "bel colpo" ma un altra voce, stavolta interna, ti dice basta, è sufficiente, hai fatto colpo sul resto dei perdenti, non andare oltre.
Ecco il principale nemico: la voce della mediocrità ti supplica di rimanere dove sei, in una mollezza comoda da non mettere in gioco ed è la stessa voce che il vincitore deve acquietare.
Nelle arti marziali, come nella vita, conviene capire che la tendenza naturale (io direi sociale) di ognuno di noi è quella di essere perdenti.
Quindi, dato che la vittoria appartiene allo stato delle cose proibite, il nostro obiettivo non sarà quello di vincere. Al contrario ci concentreremo su obiettivi specifici, lavoreremo per raggiungere una meta determinata, come a dire ridurremo al massimo le variabili puntando così verso piccoli scopi. Non perdiamo mai di vista gli obiettivi poiché, essendo impegnati nel raggiungere i traguardi preposti, difficilmente le voci della mediocrità ci confonderanno.
George Weers cintura nera settimo dan Judo - Budo inter.
I vincitori, al contrario, ricevono la congratulazione e vengono messi su un piedistallo, rimanendo però lontani dalla massa. Alla fine sono differenti e gli altri non sanno come trattarli perché si acorgono con disgusto che il vincitore, spiccando dal gruppo, ha agitato le acque della medicrità quotidiana.
Il principale nemico è in noi stessi. Ogni volta che intuisci che stai per uscire dal gruppo degli sconfitti una vampata di panico ti invade. E' il momento in cui noti che sei ad un passo dal raggiungere il grado di individuo differenziato. Si tratta di momenti facilmenti riconoscibili, voci che pronunciano "bravo", "bel colpo" ma un altra voce, stavolta interna, ti dice basta, è sufficiente, hai fatto colpo sul resto dei perdenti, non andare oltre.
Ecco il principale nemico: la voce della mediocrità ti supplica di rimanere dove sei, in una mollezza comoda da non mettere in gioco ed è la stessa voce che il vincitore deve acquietare.
Nelle arti marziali, come nella vita, conviene capire che la tendenza naturale (io direi sociale) di ognuno di noi è quella di essere perdenti.
Quindi, dato che la vittoria appartiene allo stato delle cose proibite, il nostro obiettivo non sarà quello di vincere. Al contrario ci concentreremo su obiettivi specifici, lavoreremo per raggiungere una meta determinata, come a dire ridurremo al massimo le variabili puntando così verso piccoli scopi. Non perdiamo mai di vista gli obiettivi poiché, essendo impegnati nel raggiungere i traguardi preposti, difficilmente le voci della mediocrità ci confonderanno.
George Weers cintura nera settimo dan Judo - Budo inter.
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