giovedì 16 luglio 2020

Lo sport non ha valori in sé e per sé ha solo quelli che gli prestiamo

Leone Jacovacci, il campione nero che il fascismo emarginò
Lo sport nell'antica Grecia aveva la funzione primaria di preparare i giovani ai loro ruoli futuri come cittadini e soldati, lo sport moderno, nasce nelle scuole dell'élite inglese a metà del diciannovesimo secolo, quando gli insegnanti trasformarono gare di gioco brutali e caotiche in competizioni organizzate per disciplinare i giovani studenti turbolenti.

Oggi lo sport occupa un ruolo centrale nella nostra società. È quindi un eccellente riflesso del funzionamento della nostra società, della sua ideologia e dei suoi valori, delle scelte in materia di politica pubblica ma anche delle sue debolezze ed eccessi.

Lo sport non ha valori in sé e per sé ha solo quelli che gli prestiamo e possono anche essere contraddittori. Infatti, mentre gli sport di massa (sport del tempo libero) sono generalmente ricreativi, a livello d'élite sono spesso sinonimo di culto del corpo, vittoria ad ogni costo, ritmi forsennati, lesioni croniche, doping, cupi periodi post-carriera e l'idolatria dei campioni. Lo sport di alto livello incarna una sorta di eccesso. È il regno dell' eccesso. Questo difetto tende anche ad esplodere, per imitazione, nello sport amatoriale.

Mentre in altre istituzioni sociali, come la scuola o le aziende, il culto della performance è stato oggetto negli ultimi trent'anni di critiche che denunciano l'esagerazione delle valutazioni e della concorrenza, questo contro-discorso non esiste negli sport di alto livello. In realtà non può esistere, dal momento che spingersi, a rischio di mettere in pericolo la propria salute, è la sua vera essenza.

Un'altra caratteristica dello sport d'élite, che è stata storicamente creata dagli uomini e per gli uomini, è la sua tendenza a sostenere e persino rafforzare la bicategorizzazione dei generi, vale a dire la divisione degli esseri umani in due sessi ben definiti che sono esclusivi l'uno dall'altro. Le discipline associate alla forza fisica, alla velocità, all'assunzione di rischi (arti marziali, calcio, rugby, sport motoristici, sport all'aperto, sport invernali) sono ancora essenzialmente praticate dagli uomini, mentre quelle che richiedono flessibilità e abilità "artistiche" (ginnastica, cavallo -riding ...) principalmente dalle donne. 

Allo stesso tempo, lo sport può essere utilizzato per fini antidemocratici e stigmatizzanti. La storia offre numerosi esempi. La Germania nazista usava lo sport, dal quale gli ebrei furono banditi, come un modo per educare gli "ariani" e controllare le masse. I Giochi olimpici di Berlino nell'agosto 1936 furono un'occasione per presentare al mondo il "successo" della sua organizzazione e il potere della sua ideologia totalitaria. La capacità dello sport di riunire e "civilizzare" è tanto potente quanto la sua capacità di produrre violenza, esclusione e nazionalismo.


                                            

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