Nel numero di aprile del Periodico ufficiale degli operatori della Polizia di Stato c'è un articolo sul Jiu-Jitsu Brasiliano scritto da Salvatore Ferrante cintura nera di BJJ e assitente capo di Polizia.
Scrive Ferrante: "Inserire un curriculum di Jiu Jitsu Brasiliano per gli operatori delle forze dell’ordine, porterebbe vantaggi enormi sia per gli operatori che per la comunità stessa, tecniche di atterramento, di lotta a terra, blocchi articolari e tecniche di percussione, andrebbero a formare in modo completo, l’operatore di Polizia. Avere una buona conoscenza e padronanza del Jiu Jitsu Brasiliano, significherebbe ridurre in modo esponenziale gli infortuni tra gli operatori durante le colluttazioni, con relativi ridimensionamenti degli equo indennizzi, delle cause di servizio, di assenze per malattia da infortunio in servizio, ecc. Una importante formazione iniziale, un blocco di almeno 40 ore, accompagnata successivamente da una formazione continua di tre volte al mese, nonché una formazione semestrale di “reparto” e una ricertificazione annuale, porterebbe all’operatore di Polizia una fiducia di azione sul campo molto importante.
Le tecniche basate
sulla realtà e l’enfasi sulle tecniche di controllo dell’opponente,
rendono il Brazilian Jiu-Jitsu perfetto per il personale di pubblica
sicurezza. Gli schemi tecnici strategici del BJJ, ti mettono in una
posizione in cui il tuo avversario non può colpirti, ma potresti, se vi
è la necessità, arrivare a colpirlo al fine di sopraffare una violenta
resistenza. Ciò offre ai professionisti della sicurezza pubblica
un’opzione indispensabile per contenere violente escalation di forza,
manifestata da soggetti aggressivi.
Molti artisti marziali e
istruttori di tattiche difensive dicono ai loro studenti di “non andare
mai a terra” con un soggetto a causa dei pericoli che si trovano lì.
Tuttavia, i praticanti di BJJ mirano all’esito opposto, il loro
obiettivo è quasi sempre portare la lotta a terra. Sia le statistiche
della Polizia che quelle della famiglia Gracie, affermano che tra il 70 e
il 90% delle colluttazioni finiscono al suolo. Portare una persona
agitata e violenta a terra, permette di contenere e limitare azioni e
movimenti che in piedi sarebbero teoricamente infiniti.
Nel
confronto in piedi il “combattimento” può essere invertito
istantaneamente dal tuo avversario quando ti colpisce con un pugno o
anche un semplice calcio fortuito, ma a terra tutto rallenta e
l’avversario non può generare molta forza dietro i suoi colpi.
Attenzione però, se è vero che in piedi le possibilità d’azioni violente
sono indefinibili, una volta a terra bisogna avere il completo
controllo della situazione, bisogna obbligatoriamente essere
addestrati ad operare in quella condizione, al suolo non bisogna mai
improvvisare i movimenti e le azioni. "
Thank you very much for the information you shared.
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