domenica 15 marzo 2015

Sei un agonista? Ne sei sicuro?


"Il nostro sport è agonismo e da agonista ti devi allenare". Questa una frase che ho letto su facebook. Ma cosa vuol dire essere un agonista? Per capirlo mi viene in soccorso un post di Luca Bruzzese letto sul sito Milanimal.


Un Judoka agonista si allena 5/6 giorni a settimana, per 4/5 ore di allenamento al giorno. Qua stiamo parlando di giovani che non appartengono a società sportive militari.

Per i più promettenti tra questi ragazzi si possono aprire le porte dell'arruolamento nelle squadre sportive delle forze dell'ordine. In questo modo potranno dedicarsi a tempo pieno all'attività agonistica. Avranno a loro disposizione il meglio in fatto di allenatori, preparatori tecnici, medici, strutture ed attrezzature all'avanguardia. Sembra tutto questo un sogno per ogni judoka ma in realtà ha più a che vedere con l'inferno.

Questo è quello che Luca Bruzzese, lui stesso un Judoka, ha sentito dire da un preparatore atletico che allena atleti appartenenti alle forze dell'ordine: "l’atleta deve ogni giorno essere portato (ndr. dall’allenatore) sino quasi al punto di morte, lui deve sentirsi morire per lo sforzo e per l’impegno richiesto, il trucco sta a fermarsi solo un pelo prima [...] l’agonista deve agonizzare senza mai un solo attimo di tregua, anche nel recupero durante gli esercizi il tempo concesso non deve mai essere tale da consentirgli un vero recupero fisiologico; il tempo va calibrato sulla persona e deve risultare sempre in debito rispetto a quello che realmente necessiterebbe all’atleta per un reale recupero [...] lo sport agonistico fa male, nuoce alla salute di chi lo pratica; non si può pensare di fare le cose che facciamo fare ad un olimpionico e non ritrovarsi a pagare in vecchiaia il conto di questi eccessi [...] l’agonista ambisce al podio Olimpico a qualunque costo, per questo motivo l’atleta è un caso patologico, perché solo una persona con dei disturbi mentali, delle tare pregresse o complessi di inferiorità, è disposto a rovinarsi la vita e il fisico per voler subire questa intensità di allenamenti [...] i migliori agonisti sono le donne perché loro sanno sopportare il dolore (ndr. dolore inteso come da allenamento) molto meglio di un uomo; le donne piangono ma non si spezzano mai".

Kit Dale ha detto che ha perso molto dell'interesse che aveva per le competizioni di Jiu Jitsu: "La competizione nel Jiu Jitsu Brasiliano non è affatto l'unico aspetto del Jiu Jitsu. E' semplicemente un mezzo in cui due persone combattono i propri demoni, per vedere chi può imporre la propria volontà nel più breve tempo possibile. Il Jiu Jitsu è stato creato per finire un avversario con poco sforzo e affaticando il proprio avversario, usando un strategia simile a quella degli scacchi per catturare il tuo avversario in contropiede. La vera bellezza di jiu jitsu ai miei occhi è la capacità di risolvere problemi, quando si viene finalizzati andare a casa e pensare alla propria strategia da modificare per cercare di vincere la prossima volta. La competizione non permette questo. E' più di un test per valutare il tuo livello di fitness e cardio [...] ma per me si tratta molto di più di queste  medaglie, ho vinto la mia giusta quota di incontri, conosco la sensazione della vittoria, ma questa sensazione presto scompare abbastanza rapidamente e tutto quello che ti rimane sono le lezioni che hai appreso nel tuo pecorso [...] e per questo motivo che voglio ancora competere, ma non potrò mai dare il massimo in termini di fitness per il jiu jitsu o allenarmi di più di quanto mi piaccia ".

Il nostro non è solo uno sport, anzi, forse lo sport è solo la punta dell'iceberg.

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