Correva l'anno 1945, l'attenzione di Helio Gracie mentre assisteva a un torneo di pallacanestro è attratta dalla velocità e prestanza di un giovane militare 21 enne. Helio se lo fece presentare da un comune amico e lo invitò nella sua tenuta di Teresopolis per fare una cavalcata insieme. Dal giorno del suo congedo, e per i seguenti otto anni, quel giovane visse nella tenuta di Tersepolis lavorando nella Gracie Academy in Rua Rio Branco 151 -17º piano.
Quel giovane si chiama Armando Wridt, classe 1924, e oggi è uno dei sette allievi ad aver ricevuto dalle mani di Helio la cintura rossa. Nell'accademia Gracie, dai suoi compagni di lotta, è soprannominato “Dedinho”, dita corte: se l'era tagliate a 16 anni aiutando il padre carpentiere.
Armando non amava combattere, ma, nonostante la sua naturale ritrosia, fu convinto da Helio a cimentarsi nel Vale Tudo per il buon nome dell'accademia: nel primo match il 2 maggio 1953, affrontò al Maracana un capoerista, in un incontro preliminare dell'evento clou della serata tra Carlson e Passarito, e lo sconfisse con un arm lock. Nel secondo incontro sconfisse un pugile con un mata leao, e nel suo terzo e ultimo incontro vinse per ghigliottina contro un altro capoerista. Quello che possiamo osservare è che in tutte le lotte, la preoccupazione del maestro Armando era quella di utilizzare l'essenza del Jiu Jitsu: sottomettere l'avversario senza fargli del male.
Dopo otto anni trascorsi come istruttore alla Gracie Accademy, e dopo un breve periodo a dirigere una sua accademia, Armando insegnò per dodici anni alla ENSI scuola di sicurezza nazionale dei presidenti Geisel e Sarney.
Contrariamente al suo maestro Helio, che preferiva attaccare le braccia, tra le tecniche preferite di Wridt c'erano le leve alle gambe. Secondo Wridt nel Bjj sportivo è bene limitare le leve alle gambe per la sicurezza degli atleti, senza escludere che, se applicate con perizia, oltre ad essere delle belle tecniche possono essere usate in tutta sicurezza (d’altronde anche una ghigliottina mal eseguita può danneggiare le cervicali).
da sinistra a destra Héio Vígio, Severiano, Rose Gracie, João Alberto Barreto, Armando Wriedt, Carlson Gracie |
Armando non è contento del Jiu-Jitsu odierno che definisce Go Jitsu solo votato alla competizione. "Nessuno insegna più la difesa personale" si lamenta. Secondo il vecchio maestro le tecniche da competizione si sono evolute mentre il jiu jitsu di Helio è finito. Il buon jiu jitsu è morto, conclude pessimisticamente.
Il mestre Armando è completamente contro la violenza e la sua figura contrasta con il profilo aggressivo che molti lottatori oggi amano mostrare. Anche se può sembrare paradossale che un maestro di una delle più efficaci arti marziali sia pacifista, Armando Wridt mostra che la superiorità della tecnica di Jiu Jitsu deve essere sempre accompagnata dall’evoluzione dello spirito e della mente.
Un'altra preoccupazione di Wridt è l'impreparazione etica e psicologica degli insegnanti attuali. Il mestre Armando crede che un insegnate debba soprattutto trasmettere valori come il rispetto per gli altri, la disciplina e l'amore, accessori indispensabili che trasformano un semplice combattente in un vero gentiluomo.
"Il vero Jiu Jitsu Ka si distingue non solo per la sua tecnica di combattimento, ma dal modo in cui conduce la sua vita e tratta i suoi simili. Il Jiu Jitsu che ho sempre predicato e che predicherò fino alla fine della mia vita è quello di trasformare il Jitsuka Jiu in un gentiluomo. Non dobbiamo mai dimenticare che un jiu-jitsuka deve essere innanzi tutto un gentleman. Oggi le persone sono molto violente. Chi conosce il jiu jitsu deve usare la sicurezza in se stesso, acquisita con l'arte, per evitare di litigare, ma sfortunatamente nessuno lo fa...".
Oggi il vecchio maestro della prima generazione dei lottatori della Gracie Academy a ottantanove anni vive nella sua piccola fattoria poco fuori la citta di Brasilia. Tra i suoi allievi ricordiamo Athaíde Junior maestro di Yahya Rany.
Fonti:
.Intervista realizzata col maestro Armando Wridt nel 2009 da Andreazza Marcelo e Fabio Quio Takao
.Marcelo Alonso per la rivista Budo int.
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