"Nelle MMA come nella vita non sai né dove né quando arrivarà il colpo, sai solo che devi prepararti a riceverlo."
Finalmente il documentario su Sakara è andato in onda su DMAX. Dopo il programma le regole del Gioco, che aveva visto le MMA protagoniste di una puntata e suscitato accese polemiche e proteste per come erano state presentate, oggi DMAX offre un programma di tutt'altro spessore.
C'è da dire che Alessio Sakara riesce a stupirci anche come intrattenitore e non solo come atleta. Ottimo il montaggio, in particolare la scelta di intrecciare il periodo del suo recupero post operatorio per la ricostruzione del crociato con flashback sulla sua carriera partendo dagli esordi in Brasile.
Interessanti anche gli intermezzi con le interviste alla madre, agli amici, al suo preparatore atletico e sopratutto a quella con il suo maestro di Boxe che è stato per lui come un secondo padre. Commoventi alcuni passaggi che rendono ancor più umano il personaggio Sakara e ci regalano un immagine di uomo con le sue fragilità.
Per chi segue Sakara dagli inizi, da quando si allenava di BJJ a Roma con Almeida e Tisi, guardare la prima puntata è come rivedere un film visto qualche anno fa: gli incontri in Brasile, la fortuna di essere ammesso nel team personale di Minotauro e poi il grande salto nell'empireo delle MMA, l'UFC.
Davanti al teleschermo ieri si è provato lo stesso stupore e incredulità che provammo allora quando un Italiano entrava in quel mondo conosciuto allora solo da qualche centinaio di appassionati e praticanti di jiu-jitsu brasiliano. E' sincera e genuina l'immagine che esce fuori da questa serie di Sakara, come uomo e come atleta. Sakara ha tutte le carte in regola per rappresentare, in Italia, il prototipo del lottatore di quelle che dovranno essere le MMA del futuro:"disciplina e rispetto per compagni e avversari", come dice in un'intervista rilasciata al magazine "Chi".
Interessanti anche gli intermezzi con le interviste alla madre, agli amici, al suo preparatore atletico e sopratutto a quella con il suo maestro di Boxe che è stato per lui come un secondo padre. Commoventi alcuni passaggi che rendono ancor più umano il personaggio Sakara e ci regalano un immagine di uomo con le sue fragilità.
Per chi segue Sakara dagli inizi, da quando si allenava di BJJ a Roma con Almeida e Tisi, guardare la prima puntata è come rivedere un film visto qualche anno fa: gli incontri in Brasile, la fortuna di essere ammesso nel team personale di Minotauro e poi il grande salto nell'empireo delle MMA, l'UFC.
Davanti al teleschermo ieri si è provato lo stesso stupore e incredulità che provammo allora quando un Italiano entrava in quel mondo conosciuto allora solo da qualche centinaio di appassionati e praticanti di jiu-jitsu brasiliano. E' sincera e genuina l'immagine che esce fuori da questa serie di Sakara, come uomo e come atleta. Sakara ha tutte le carte in regola per rappresentare, in Italia, il prototipo del lottatore di quelle che dovranno essere le MMA del futuro:"disciplina e rispetto per compagni e avversari", come dice in un'intervista rilasciata al magazine "Chi".
E' simpatico questo moderno legionario spesso col sorriso anche se la vita lo ha messo di fronte a dure prove dalle quali si è sempre risollevato a testa alta e con tanta voglia di lavorare duro per tornare a dire la sua nella gabbia. La sua storia è molto cinematografica, chissà che qualche regista un giorno non la utilizzi per giraci un lungometraggio. Chi si sta accorgendo del legionario è la televisione. Ha finito di girare anche un reality, Pechino Express che andrà in onda su Rai 2 e non sono escluse future collaborazioni col gruppo media-set, dal momento che ha stretto amicizia con Maria De Filippi.
Di certo fa un po' effetto leggere le parole positive spese da Costanzo per Sakara e per le MMA su "Chi" quando anni fa definiva il Karate Full Contact “lo sport dei killers” ma chissenefrega, meglio questo che le stroncature di qualche tempo fa.
Sakara ha la fortuna di essere il primo nome importante delle MMA in Italia e si sta giocando bene le sue carte per quando appenderà i guantini al chiodo. Una cosa è certa, il Legionario dopo la gabbia avrà un'altro ruolo che lo impegnerà altrettanto duramente e sarà quella di ambasciatore delle MMA in Italia. Buon Lavoro!
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