Molti di voi avranno visto Connor McGregor e Gunnar Nelson in compagnia di un ragazzo agile e muscoloso che eseguiva con loro degli esercizi a corpo libero. Qualcuno si sarà chiesto che strani movimenti fossero, altri avranno riso di quelle movenze, mentre chi si fa un vanto di essere un lottatore "ruvido", avrà pure deriso questo genere di esercizi.
Quel giovanotto si chiama Ido Portal, ed è uno dei più noti guru, se non il più noto, della "Movement Culture". Sotto questa categoria vengono racchiuse diverse discipline che usano il corpo per esplorare il movimento e che riuniscono nei loro sistemi principalmente movenze provenienti dalla danza, arti marziali, yoga e ginnastica.
Ido Portal gira il mondo per impartire workshop molto costosi e dopo la pubblicità di McGregor aumenterà ancora di più il suo cachet, ma non è questo che mi interessa. Mi interessa l'approccio di McGregor che, a mio modo di vedere, è l'unico che può permettere ad un atleta di avere una marcia in più e di permettergli di prolungare la sua carriera e preservarlo da infortuni gravi.
In un articolo su Espn si può leggere di come McGregor fosse arrivato a credere che la tecnica nelle MMA avesse subito una stagnazione. Lo sport è nato come uno scontro di stili - freestyle wrestling contro muay thai, per esempio - e si era evoluto in una "miscela" di stili. Ma la miscela stessa, nella mente di McGregor, aveva cominciato a calcificarsi. Ognuno ha imparato le stesse combo pugno-calcio, lo stesso lavoro in clinch e takedown, le stesse transizioni. Quei movimenti divennero abituali attraverso il sovrallenamento e una mentalità "embrace the grind" portata nelle MMA dal wrestling americano. Non era liberatorio. Era tutto yang, niente yin.
McGregor, fino al giorno del suo infortunio al ginocchio, si era sempre allenato come la maggior parte degli atleti MMA: "andavo in palestra, mettevo i guanti, il paradenti e mi facevo 10 o 15 round di fila, il che fa circa 300 o 400 round la settimana”. Nel periodo della sua riabilitazione, non potendo fare tutto questo, cominciò a concentrarsi maggiormente sull'equilibrio, sulla flessibilità e a insegnare al suo corpo a muoversi in modi nuovi. Per fare questa iniziò ad allenarsi a corpo libero seguendo, prima i video di Ido Portal su youtube, ed in seguito le sue routine come allievo.
"Quante volte hai visto gente che si allena duro e migliora? - dice McGregor - Li vedi che si mantengono, li vedi in buona forma ma non ottengono mai dei miglioramenti nelle loro abilità... e poi attraverso l'allenamento danneggiano il loro corpo e la loro performance declina. Io Sto cercando di seguire un altra via." McGregor aveva ragione. Aldo il 23 giugno, mentre si allenava duro, si rompe una costola per un calcio girato ricevuto da uno dei suoi sparring partner.
Mc Gregor è uno di quegli atleti che ha ripensato tutto il suo allenamento, ha preso coscienza che per lui è necessario anche eseguire esercizi che non hanno apparentemente nessun rapporto con quello che farà dentro l'ottagono. Ha riscoperto il piacere di muoversi senza motivo, in maniera libera, fantasiosa, improvvisata. Ha così liberato il corpo da quell'armatura fatta di regole e convinzioni "calcificate" per poter esplorare il movimento senza impedimenti, in maniera fluida, inaspettata, fuori dagli schemi.
Qualcuno ha stabilito rapporti di causa ed effetto tra metodiche di allenamento e risultati e questi sono stati replicati all'infinito, come all'interno di una fabbrica. Ci sono dei protocolli da seguire, schede da fare, numeri da superare. Il prodotto finale è quello descritto da Mcgregor: tanti atleti tutti costruiti nello stesso modo che eseguono gli stessi schemi motori prevedibili e ripetitivi. Chi prevale è chi si è infortunato meno durante la preparazione, chi ha retto meglio questo tipo di lavoro quantitativo. Alla fine, in questa "corsa agli armamenti", vince chi, per ragioni genetiche o chimiche, diventa più forte e resistente e riesce a reggere più colpi e a sopportare più traumi o chi, viceversa, come McGregor rompe le regole.
Non è facile ripensare il movimento, siamo aggrappati a determinati schemi motori e provarne altri spaventa, ma solo lasciandosi andare alla ricerca delle infinite possibilità che il nostro corpo ci dà, possiamo esplorare il movimento in maniera globale... e d'altronde cos'è l'arte del combattimento se non movimento allo stato puro?
Quel giovanotto si chiama Ido Portal, ed è uno dei più noti guru, se non il più noto, della "Movement Culture". Sotto questa categoria vengono racchiuse diverse discipline che usano il corpo per esplorare il movimento e che riuniscono nei loro sistemi principalmente movenze provenienti dalla danza, arti marziali, yoga e ginnastica.
Ido Portal gira il mondo per impartire workshop molto costosi e dopo la pubblicità di McGregor aumenterà ancora di più il suo cachet, ma non è questo che mi interessa. Mi interessa l'approccio di McGregor che, a mio modo di vedere, è l'unico che può permettere ad un atleta di avere una marcia in più e di permettergli di prolungare la sua carriera e preservarlo da infortuni gravi.
In un articolo su Espn si può leggere di come McGregor fosse arrivato a credere che la tecnica nelle MMA avesse subito una stagnazione. Lo sport è nato come uno scontro di stili - freestyle wrestling contro muay thai, per esempio - e si era evoluto in una "miscela" di stili. Ma la miscela stessa, nella mente di McGregor, aveva cominciato a calcificarsi. Ognuno ha imparato le stesse combo pugno-calcio, lo stesso lavoro in clinch e takedown, le stesse transizioni. Quei movimenti divennero abituali attraverso il sovrallenamento e una mentalità "embrace the grind" portata nelle MMA dal wrestling americano. Non era liberatorio. Era tutto yang, niente yin.
McGregor, fino al giorno del suo infortunio al ginocchio, si era sempre allenato come la maggior parte degli atleti MMA: "andavo in palestra, mettevo i guanti, il paradenti e mi facevo 10 o 15 round di fila, il che fa circa 300 o 400 round la settimana”. Nel periodo della sua riabilitazione, non potendo fare tutto questo, cominciò a concentrarsi maggiormente sull'equilibrio, sulla flessibilità e a insegnare al suo corpo a muoversi in modi nuovi. Per fare questa iniziò ad allenarsi a corpo libero seguendo, prima i video di Ido Portal su youtube, ed in seguito le sue routine come allievo.
"Quante volte hai visto gente che si allena duro e migliora? - dice McGregor - Li vedi che si mantengono, li vedi in buona forma ma non ottengono mai dei miglioramenti nelle loro abilità... e poi attraverso l'allenamento danneggiano il loro corpo e la loro performance declina. Io Sto cercando di seguire un altra via." McGregor aveva ragione. Aldo il 23 giugno, mentre si allenava duro, si rompe una costola per un calcio girato ricevuto da uno dei suoi sparring partner.
Mc Gregor è uno di quegli atleti che ha ripensato tutto il suo allenamento, ha preso coscienza che per lui è necessario anche eseguire esercizi che non hanno apparentemente nessun rapporto con quello che farà dentro l'ottagono. Ha riscoperto il piacere di muoversi senza motivo, in maniera libera, fantasiosa, improvvisata. Ha così liberato il corpo da quell'armatura fatta di regole e convinzioni "calcificate" per poter esplorare il movimento senza impedimenti, in maniera fluida, inaspettata, fuori dagli schemi.
Qualcuno ha stabilito rapporti di causa ed effetto tra metodiche di allenamento e risultati e questi sono stati replicati all'infinito, come all'interno di una fabbrica. Ci sono dei protocolli da seguire, schede da fare, numeri da superare. Il prodotto finale è quello descritto da Mcgregor: tanti atleti tutti costruiti nello stesso modo che eseguono gli stessi schemi motori prevedibili e ripetitivi. Chi prevale è chi si è infortunato meno durante la preparazione, chi ha retto meglio questo tipo di lavoro quantitativo. Alla fine, in questa "corsa agli armamenti", vince chi, per ragioni genetiche o chimiche, diventa più forte e resistente e riesce a reggere più colpi e a sopportare più traumi o chi, viceversa, come McGregor rompe le regole.
Non è facile ripensare il movimento, siamo aggrappati a determinati schemi motori e provarne altri spaventa, ma solo lasciandosi andare alla ricerca delle infinite possibilità che il nostro corpo ci dà, possiamo esplorare il movimento in maniera globale... e d'altronde cos'è l'arte del combattimento se non movimento allo stato puro?
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