All'interno della comunità del BJJ è forte l'idea che un riconoscimento del BJJ come sport Olimpico porterebbe solo svantaggi e a sostegno di questo pregiudizio circolano diverse tesi.
Se il BJJ diventasse sport Olimpico, viene detto da chi è contrario al riconoscimento olimpico del Brazilian Jiu-Jitsu, chi vive di Jiu jitsu perderebbe il lavoro e le accademie non sopravviverebbero al processo di nazionalizzazione dello sport perché lo sport verrebbe gestito dalla politica, dai burocrati inefficienti se non corrotti.
Se il BJJ diventasse sport olimpico l'atleta dipenderebbe dalla federazione che deciderebbe a quali gare farlo partecipare mentre gli atleti del BJJ dipendono solo da se stessi per viaggiare, per competere e anche per quanto riguarda gli sponsor.
Se il BJJ diventasse olimpico come il Judo le gare importanti sarebbero riservate solo agli atleti della nazionale invece oggi uno si registra, viaggia e si fa la gara e quindi gli atleti girerebbero meno il mondo e farebbero meno competizioni.
Se il BJJ diventasse sport olimpico le regole verrebbero stravolte dal CIO per rendere lo sport più appetibile per il pubblico ad esempio riducendo il tempo di un incontro e così facendo si stravolgerebbe lo sport.
Se il BJJ diventasse sport olimpico gli atleti non gestirebbero direttamente le sponsorizzazioni che sarebbero gestite dalla federazione.
Se il BJJ diventasse sport olimpico, la sua ragion d'essere, l'autodifesa andrebbe persa temono i più tradizionalisti.
Cosa rispondere a queste considerazioni?
Innanzi tutto che le regole sarebbero decise dalla federazione e non dal CIO come è prassi in ogni federazione che gestisce uno sport Olimpico.
Se il BJJ diventasse sport Olimpico in Italia sarebbe gestito dalla FJLKAM che è una federazione al cui vertice c'è un presidente democraticamente eletto. Inefficienza e corruzione la si trova ovunque sia nel pubblico che nel privato, non è una prerogativa del pubblico.
Gli atleti degli sport olimpici partecipano a moltissime competizioni durante l'anno (i nazionali completamente spesati) e quelli dei gruppi di polizia e delle forze amate che rientrano nella categoria dei non professionisti ricevono uno stipendio e dei benefit e si possono dedicare 100% all'allenamento che per un atleta agonista giovane è la cosa migliore e non devono pensare a tenere dei corsi o fare dei seminari, tutte attività che tolgono tempo ed energia all'allenamento e per finire anche gli atleti nazionali possono avere sponsor personali. Un atleta che fa parte del corpo dello Stato riceve uno stipendio che si aggira sui 1400€ a cui si possono aggiungere borse di studio del Coni e investimenti federali.
Se il BJJ diventasse sport olimpico l'atleta dipenderebbe dalla federazione che deciderebbe a quali gare farlo partecipare mentre gli atleti del BJJ dipendono solo da se stessi per viaggiare, per competere e anche per quanto riguarda gli sponsor.
Se il BJJ diventasse olimpico come il Judo le gare importanti sarebbero riservate solo agli atleti della nazionale invece oggi uno si registra, viaggia e si fa la gara e quindi gli atleti girerebbero meno il mondo e farebbero meno competizioni.
Se il BJJ diventasse sport olimpico le regole verrebbero stravolte dal CIO per rendere lo sport più appetibile per il pubblico ad esempio riducendo il tempo di un incontro e così facendo si stravolgerebbe lo sport.
Se il BJJ diventasse sport olimpico gli atleti non gestirebbero direttamente le sponsorizzazioni che sarebbero gestite dalla federazione.
Se il BJJ diventasse sport olimpico, la sua ragion d'essere, l'autodifesa andrebbe persa temono i più tradizionalisti.
Cosa rispondere a queste considerazioni?
Innanzi tutto che le regole sarebbero decise dalla federazione e non dal CIO come è prassi in ogni federazione che gestisce uno sport Olimpico.
Se il BJJ diventasse sport Olimpico in Italia sarebbe gestito dalla FJLKAM che è una federazione al cui vertice c'è un presidente democraticamente eletto. Inefficienza e corruzione la si trova ovunque sia nel pubblico che nel privato, non è una prerogativa del pubblico.
Gli atleti degli sport olimpici partecipano a moltissime competizioni durante l'anno (i nazionali completamente spesati) e quelli dei gruppi di polizia e delle forze amate che rientrano nella categoria dei non professionisti ricevono uno stipendio e dei benefit e si possono dedicare 100% all'allenamento che per un atleta agonista giovane è la cosa migliore e non devono pensare a tenere dei corsi o fare dei seminari, tutte attività che tolgono tempo ed energia all'allenamento e per finire anche gli atleti nazionali possono avere sponsor personali. Un atleta che fa parte del corpo dello Stato riceve uno stipendio che si aggira sui 1400€ a cui si possono aggiungere borse di studio del Coni e investimenti federali.
Non dimentichiamoci che una
medaglia olimpica non ha solo un valore simbolico per un atleta. la
medaglia d'oro a Tokio 2020 vale 180mila euro lordi, 90 mila se è d’argento e 60mila
se è di bronzo.
E' ovvio che alle gare più prestigiose si accederebbe tramite delle selezioni ma è così in ogni sport. Questo non vieterebbe alla federazione di organizzazione competizioni open nelle quali potrebbero iscriversi tutti.
In ogni sport le gare di livello internazionale è giusto che siano riservate agli atleti nazionali e che tra le fila di questi possano accedere anche ragazzi non benestanti, che altrimenti non avrebbero le risorse economiche per competere ad alti livelli. Chi pretende di voler partecipare a gare di livello internazionale tipo i mondiali o gli europei, senza aver superato delle selezioni semplicemente pagando, sono quegli agonisti amatori che possono permettersi di viaggiare per il mondo e gareggiare a loro spese e si vedrebbero negare l'accesso a queste competizioni prestigiose.
Se poi un atleta decide di non intraprendere la via olimpica nulla gli vieta di intraprendere quella professionistica come avviene nel pugilato. Già oggi non mancano promotion e sponsor che investono in atleti che vivono di solo jiu jitsu. Il riconoscimento olimpico non esclude il professionismo.
Ci sono atleti di livello internazionale che sono sponsorizzati direttamente da vari brand senza l'intermediazione di nessuno.
In ogni sport le gare di livello internazionale è giusto che siano riservate agli atleti nazionali e che tra le fila di questi possano accedere anche ragazzi non benestanti, che altrimenti non avrebbero le risorse economiche per competere ad alti livelli. Chi pretende di voler partecipare a gare di livello internazionale tipo i mondiali o gli europei, senza aver superato delle selezioni semplicemente pagando, sono quegli agonisti amatori che possono permettersi di viaggiare per il mondo e gareggiare a loro spese e si vedrebbero negare l'accesso a queste competizioni prestigiose.
Se poi un atleta decide di non intraprendere la via olimpica nulla gli vieta di intraprendere quella professionistica come avviene nel pugilato. Già oggi non mancano promotion e sponsor che investono in atleti che vivono di solo jiu jitsu. Il riconoscimento olimpico non esclude il professionismo.
Ci sono atleti di livello internazionale che sono sponsorizzati direttamente da vari brand senza l'intermediazione di nessuno.
Che l'aspetto della difesa personale si stia perdendo è già in atto senza che il BJJ sia sport olimpico è una conseguenza inevitabile della sportivizzazione del BJJ ma ciò non toglie che chi voglia preservare l'aspetto della difesa personale de Jiu Jitsu può aderire a quelle federazioni, come quella di Rickson Gracie, che hanno questo obiettivo.
Per concludere ritengo che siano più i pro che i contro ad un eventuale riconoscimento del Brazilian Jiu-Jitsu da parte del CIO e se c'è riuscito il Sambo non vedo perché non debba riuscirci anche Il BJJ.
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