giovedì 24 maggio 2012

I regolamenti di gara condizionano la strategia di combattimento


In un post pubblicato dal blog locknroll si legge di una competizione "Submission Only tournament" organizzata negli USA, senza limiti di tempo. Nonostante si siano disputati 80 incontri su 2 tatami, tutta la manifestazione è durata 4 1/2 ore. Questo perché, a differenza di quanto si potrebbe essere portati a credere, ogni incontro è durato in media solo  6 1/2 minuti. Solo due match si sono prolungati per 15 min, mentre uno solo ha raggiunto i 30 minuti (eccezione). Risultato, su 80 incontri, 72 sono terminati con finalizzazioni (il 90%):


19 armbars
11 triangoli
7 kata gatame
7 ghigliottine
7 mata leao
6 americana
6 kimura
4 footlocks
2 knee bars
2 achilles lock
1 north/south choke
tot 72 finalizzazioni


Questo dato, se confrontato con quello più significativo del precedente post, che dice che chi fa punto per primo nell'80% dei casi vince, e che su 72 incontri della durata  di 10 minuti si sono viste solo 19 finalizzazioni, pari al 26%, dimostra che Il regolamento con punteggio condiziona la strategia di combattimento e la mentalità dell'agonista.

Analizziamo perché il regolamento a punti snatura di fatto la strategia di un lottatore di Bjj che dovrebbe puntare alla finalizzazione:

1) chi subisce punti all'inizio del match si concentra nel dover recuperare lo svantaggio e nel farlo si espone a subirne altri, ed inoltre sarà meno propenso a ricercare la finalizzazione la cui esecuzione rischia di fargli accumulare altri punti a sfavore. E' per questo che nei tornei a punti si vedranno sempre poche finalizzazioni, e questo a discapito dell'efficacia e dello spettacolo;

2) essere in vantaggio dall'inizio permette di gestire l'incontro anche con tattiche di stallo che in un incontro dove vale solo la finalizzazione sarebbero controproducenti perché porterebbe comunque alla sconfitta (incontro con limiti di tempo tipo Gracie Invitational) o a un nulla di fatto (incontro senza limiti di tempo).

Tra due atleti di "pari" livello chi realizza il primo punto a volte può essere anche una questione casuale (oltre che legata a una palese superiorità di chi lo realizza). Caso che si trasforma nella necessità di chi l'ha subito di fare di tutto per recuperare: comportamento che, come detto, non lo favorisce.

Qualcuno potrebbe affermare, come sul forum artistimarziali che si è confusa la causa con l'effetto: "Non 'vinco perché sono il primo a fare punti',  ma 'chi vince spesso riesce a fare punto per primo' ". I dati statistici non ci forniscono un'unica interpretazione; quindi anche questa potrebbe avere la sua validità. D'altronde è più che intuitivo credere che "il migliore si nota da subito ed è quello più 'aggressivo', dato che chi vince o finalizza nella maggior parte dei casi fa anche il primo punto... se sei bravo/esperto tendi a imporre il tuo gioco e fare punto per primo".

L'interpretazione che credo sia più aderente al risultato empirico è, comunque, la seguente: se fare il primo punto può essere attribuito a superiorità fisica/tecnica, è pur vero che può essere anche conseguenza di un caso, caso che si traduce in un innegabile vantaggio, anche psicologico, in un incontro a tempo in cui chi ha subìto punto si trova a dover affrontare il resto del match tutto in salita. Il dato statistico quindi ci dice che è un vantaggio anche psicologico realizzare il primo punto.

In conclusione, con le attuali regole sportive della IBJJF, ogni atleta dovrebbe prepararsi psicologicamente a considerare fondamentale l'inizio della gara: la mentalità per chi entra sul tatami dovrebbe essere di estrema concentrazione nella fase iniziale per guadagnare quel primo punto che gli garantisca un vantaggio (statistico) in più oltre all'eventuale superiorità fisica e tecnica.

1 commento:

  1. Sarebbe interessante calcolare a fini di anilisi lo stesso i punti degli incontri con solo finalizzazioni.

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