Cosa'è che ci impedisce di progredire e di trarre il maggior beneficio dalla pratica dello sparring? Tutto dipende da cosa pensate prima, durante e dopo la lotta. La miglior cosa sarebbe lasciare la mente libera da ogni pensiero, essere presenti nel momento.
Se ogni volta che vi trovate di fronte un compagno di allenamento siete pronti ad ingaggiare con lui una lotta per la vita e la morte non andrete a vivere un'esperienza di apprendimento perché entreranno in azione tutte quelle reazioni fisiche e psichiche che si attivano quando state combattendo realmente, tra queste anche stati emotivi quali l'aggressività e la rabbia. Con il vostro compagno andrete a fare uno scontro non un incontro, andrete, così, a costruire, lotta dopo lotta, una barriera che poi sarà difficile abbattere. Di fronte a voi, se impostate la lotta in questi termini, avrete più o meno coscientemente, un nemico o un avversario a seconda se pensate di vincere una gara o difendervi da un aggressione da strada.
Generalmente le persone tendono a separare le attività ludiche da quelle pedagogiche. Il gioco è una cosa, l'apprendimento è un altra cosa. Questa contrapposizione però è un grosso limite all'apprendimento. Le persone imparano nuove abilità meglio se attraverso attività ludiche in un ambiente non ostile. Il combattimento, quello reale, quello senza sconti, quello adrenalinico quello da gara o da strada lo affronterete (se mai lo affronterete) meglio, e più lucidi, se avrete allenato le vostre abilità in un contesto tecnico e giocoso. Prendete ad esempio i cuccioli dei felini che tra loro giocano alla lotta, poi quando si tratta di lottare per catturare una preda mettono in pratica le cose allenate con i membri del proprio branco. Tutto questo per dire che il gioco, nella fase di apprendimento, è fondamentale. Se vi allenate sempre come se stesse combattendo contro un avversario/nemico avrete maggiore probabilità di infortunarvi e progredirete molto lentamente. Sembra un controsenso ma non è così.
Dopo tanti anni di pratica sono arrivato alla conclusione che i maggiori benefici li traggo quando metto al primo posto, non la voglia di combattere qualcuno, ma la voglia di combattere me stesso, di mettere alla prova le mie abilità motorie e superare i miei limiti sia fisici che psicologici, ma sopratutto trovare piacere nel lottare perché se lottare non è qualcosa che vi piace, se è un momento di stress, allora il jiu jitsu non fa per voi.
Per me oggi la pratica in palestra all'80% è gioco, un gioco di coppia come potrebbe essere una partita a tennis. Come in una partita a tennis si cerca di fare punto, nel jiu jitsu, si cerca di finalizzare. Se finalizzo ho solo fatto punto, se sono finalizzato ho subito un punto, nient'altro.
Questo discorso non deve essere frainteso, come se la mia fosse un' esaltazione di un allenamento blando, tutt'altro. Lottare giocando non vuol dire lottare in maniera svogliata, eseguire movimenti senza tecnica. Non è questo che intendo quando dico di lottare in maniera giocosa.
Se volete aiutare veramente il vostro compagno giocate seriamente, applicate le tecnica in maniera corretta non commettendo volontariamente errori o lottando svogliati. Dovete sempre portare rispetto al vostro compagno d'allenamento, preoccupatevi della vostra e altrui incolumità senza tirare finalizzazioni a strappo o muovendovi in maniera incontrollata, per il resto dovete lottare con impegno ma col sorriso, solo così farete dei progressi altrimenti stagnerete per anni senza fare alcun progresso.
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