martedì 28 ottobre 2014

Chi abbandona la pratica è perché non accetta che il suo EGO sia ferito


Un jitsero che ha oltre 40 può avere serie difficoltà a finalizzare  un giovane e forte compagno di allenamento con meno esperienza e spesso sono queste situazioni che spingono molti praticanti sulla quarantina a lasciare il jiu jitsu.


Chi è più grande, più forte, più giovane ha un vantaggio, questo vuol dire che avere una cintura colorata non significa essere invincibili. Affrontare una bianca che pesa 120kg da parte di una nera che ne pesa 60 kg non sarà per quest'ultima una passeggiate richiederà molta fatica.

La prima e più importante regola per lottare per il resto della tua vita è considerare ogni 10kg di differenza e 10 anni di differenza pari ad una cintura: Tizio pesa 80 kg  ha 40 anni ed è cintura nera e affronto Caio una viola che pesa come lui ma ma è 20 anni più giovane. 20 anni sono due cinture vuol dire che quando affronto questa viola in realtà Tizio sta affrontando una nera.

Se un quarantenne cintura nera affronta una blu molto più giovane in realtà non sta affrontando una blu, non sono le cinture che lottano ma le persone che se le stringono in vita ed ognuna ha peso, età, abilità, tecniche e forza differenti e tutti questi aspetti devono essere sempre tenuti presenti. E' per questo che un praticante di una certa età non deve sentirsi sminuito se non riesce a finalizzare una cintura inferiore se questa è molto più giovane o molto più pesante o entrambe le cose messe insieme.

Occorre inoltre accettare l'idea che un giorno  gli allievi più giovani, che fino a ieri si riusciva a finalizzare con facilità, saranno in grado di finalizzarci. Questo è un fenomeno inevitabile è il passaggio di testimone generazionale che avviene tra i giovani e gli anziani, è un fenomeno naturale che bisogna accettare. Non è perché siamo cinture nere o perché ci chiamano maestri che dobbiamo avere come obiettivo quello di battere sempre i nostri allievi non è naturale, non è realizzabile.

Con l'età cambiano le aspettative e gli obiettivi, bisogna capire questo e accettare che qualcuno ci passi la guardia, che qualcuno scappi dalla nostra monta, occorre non opporsi fisicamente e mentalmente a questi cambiamenti, occorre accettarli e non cercare di resistere tutte le volte con caparbietà e testardaggine.

Occorre intelligenza e una mentalità aperta ai cambiamenti della vita, altrimenti cosa accade? Si passa dall'essere sempre sconfitti da bianche, poi si inizia a vincere e ci si abitua a questa situazione, poi gli anni passano e si incomincia a vincere sempre meno fino a quando si inizia di nuovo a perdere e questo capita quando la cintura si è scurita i capelli si sono schiariti e l'idea di perdere, ad esempio da cinture più giovani e dal colore della cintura più chiara, diventa inaccettabile: è allora che le persone decidono di abbandonare la pratica.

Chi abbandona la pratica è perché non accetta che il suo EGO sia ferito e questo è un problema che non ha età.

La maggior parte di chi si allena nel jiu-jitsu inizia a lottare con forza e continua a farlo se ritiene che per essere migliori occorra imporre la propria volontà attraverso la superiorità fisica. Solo chi riesce a sbloccare certe resistenze mentali impara a saper usare il proprio corpo in maniera fluida, coordinata e flessibile.

Solo pochi riescono ad accettare di essere sconfitti, di essere passati, o finalizzati e fanno di tutto, anche l'impossibile per evitare queste situazioni, e nel fare questo si lesionano e lesionano gli altri.  E' per questo che se vediamo il jiu-jitsu come una disciplina che ci serve per vincere gli altri, per dominarli, prima o poi sarà il jiu-jitsu a farci battere e saremo costretti ad arrenderci e ad abbandonare questa fantastica disciplina.

Solo se siamo pronti a vincere le nostre paure e debolezze e a perdere con gli altri che possiamo accettare  anche la “vittoria” come qualcosa di transitorio e quando torneremo a “perdere”, perché ormai la nostra parabola ascendente  sta volgendo al termine, saremo pronti ad accettare la naturale condizione umana che è quella di essere deboli e vulnerabili ma abbastanza forti da resistere agli insulti del tempo e delle avversità con dignità consapevoli che la “sconfitta” è la norma e la “vittoria” solo un eccezione.

Impariamo anche attraverso il jiu-jitsu a ragionare in termini di lungo periodo, ad apprezzare tutte le esperienze che la pratica del jiu-jitsu può regalarci, tutte nessuna esclusa anche la sconfitta.

E' li che dimostriamo di essere maturi, di essere persone adulte se comprendiamo come chi ci sta battendo merità questa vittoria la merita perché ha dedicato tanto per raggiungere quell'obiettivo perché ora è il suo momento perché se è diventato così forte è anche merito tuo.

fonte . Jiu-Jitsu over 40

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