Prima di imparare le tecniche, il principiante lotta spontaneamente, risponde all'avversario in maniera istintiva. Nel momento in cui inizia a imparare il jiu-jitsu, avviene una trasformazione. La strada verso la conoscenza attraversa tre fasi.
Prima fase: Con l'apprendimento la mente memorizza la tecnica prima del corpo. La conoscenza passa al corpo che lo assimila mediante la ripetizione continua del gesto atletico. La tecnica è prima pensata e poi eseguita. In questa fase si perde in spontaneità perché la mente cerca tra le tecniche apprese quella più adatta in quel determinato momento della lotta.
Seconda fase: Quando il corpo ha ripetuto talmente tante volte la tecnica, che il gesto è diventato automatico, la mente viene come "negata", cioè non partecipa alla decisione. Il corpo ha acquisito una sua "mente", un automatismo, una "memoria corporale". La mente è libera dalla tecnica e si può occupare della tattica di combattimento. Agisco tecnicamente e penso tatticamente.
Terza fase: Mente e corpo sono un'unica cosa, agiscono all'unisono, qui possiamo parlare di "mente agente" e "azione pensante". La spontaneità del principiante è riacquistata ma si tratterà di una spontaneità di ordine superiore perché supportata da un vasto bagaglio tecnico tattico.
Queste tre fasi si snodano attraverso un percorso circolare, non lineare ma a spirale, ossia con periodi di stagnazione, periodi in cui si torna indietro e da salti qualitativi.
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