Il Gi, erroneamente chiamato kimono, ovvero l'abito usato dai praticanti di Judo e di tante altre arti marziali tra cui il BJJ, fu progettato e creato per la prima volta dal fondatore del Judo, Jigoro Kano, alla fine dell'ottocento.
Kano si rese conto che gli abiti normali erano troppo poco resistenti per poter praticare il Judo. Aveva bisogno di un'uniforme più robusta, fatta di un tessuto in grado di resistere a un duro allenamento. Kano si lascio ispirare dagli abiti dei vigili del fuoco giapponesi che indossavano giacche e pantaloni di canapa pesante. Questo era esattamente ciò che Kano stava cercando per progettare e creare l'abito da allenamento per il judo.
Molti non conoscono il significato della parola Gi. La parola Gi è in realtà parte di una parola composta coniata da Kano, ovvero "keikogi". Keiko significa "pratica" e la parola Gi "abito o vestiti", quindi keikogi significa molto prosaicamente "vestito da allenamento". Con il passare degli anni l'uniforme da allenamento sarebbe stata ridotta a solo Gi.
C'è chi critica l'uso del Gi nel BJJ e in tutte gi sport da combattimento che dopo il Judo l'hanno adottato, affermando che quando si parla di discipline da combattimento vestirsi con abiti non contemporanei sia anacronistico, e che il nogi o grappling liberatosi dalla tradizione, di cui il gi è l'emblema, si sarebbe così evoluto.
Giuseppe Tribuzio nel suo libro “Dialoghi sul Judo” ci spiega le origini del Gi e ci aiuta a demistificare alcune false credenze sull'uniforme che molte arti marziali adottano per la loro pratica e tra queste quella che il gi sarebbe un'abito non contemporaneo.
L'abito del Judo ha una valenza pratica funzionale oltre che un significato simbolico – ci spiega Giuseppe Tribuzio - non è una divisa sportiva, ma è un abito di uso quotidiano, diverso da quello dei lottatori che indossano una tuta elasticizza con bretelle e da quello dei pugili che indossano pantaloncini e guantoni. Il judoka indossa semplicemente giacca e pantaloni che hanno rappresentato dall'ottocento in poi il segno distintivo dell'abbigliamento del cittadino borghese occidentale.
Non si potrebbe praticare Judo indossando una hakama che limiterebbe e impedirebbe notevolmente i movimenti delle gambe. Il judogi rappresenta l'abito che l'uomo moderno, il cittadino indossa nel mondo delle relazioni, del lavoro, dello studio. L'innovazione apportata dal prof. Kano alla pratica de Judo non è irrilevante. L'utilizzo dei pantaloni all'occidentale anche nel dojo, così come lo si faceva fuori, poteva sembrare un sacrilegio per i tradizionalisti, ma la ventata culturale occidentale che aveva travolto l'intero giappone dell'Era Meiji consentiva questi innesti alquanto ibridi. L'abito di colore bianco è qualcosa di ancora più anomalo se si tiene conto che nelle foto che ci sono giunte dalla metà dell'800, ritraggono gli anziani maestri di jujitsu e kenjitsu in abiti tradizionali di colore nero. Il Gi è quindi tutto fuorchè un'abito tradizionale o anacronsitico né tantomeno orientaleggiante dal momento che si inspira all'abito di foggia occidentale composto da giacca pantalone e cintura.
Un'altra caratteristica peculiare del Gi, rispetto ad altre attrezzature utilizzate in altri sport, è quella di non avere lo scopo di aiutarle o proteggere chi lo indossa, ma è al contrario pensato per offrire al proprio partner in allenamento o all'avversario in competizione l'opportunità di eseguire tecniche nelle migliori condizioni possibili di rispetto e sicurezza.
È importante riflettere attentamente su questo concetto nel judo, ma anche nel BJJ. Indossando il Gi offriamo al nostro avversario la possibilità di fare attacchi mentre lui ci offre la stessa possiblità. Ci troviamo così impegnati in un un confronto in cui ci si misura alla pari; il vincitore è colui che ha le maggiori conoscenze tecniche e tattiche. Una volta terminato il randori/shiai, il risultato viene quindi accettato con rispetto.
L'abito che si indossa per la pratica del Judo e anche del Bjj nel corso degli anni ha subito diverse modifiche e ha influenzato molto lo sviluppo tecnico con lo studio delle prese sulla giacca, alle maniche, ai baveri. A proposito del Gi Joao Alberto Barreto intervistato da Robert Drysdale nel libro “Opening Closed Guard the origin of jiu-jitsu in Brazil” critica il modo con cui sono costruiti oggi i gi in particolare il bavero:
“Cosa pensi che Carlos e Hélio avrebbero da dire sulla BI oggi - gli chiede Drysdale? Carlos Gracie morì, Hélio Gracie morì e il Brazilian Jiu Jitsu divenne un'arte in decostruzione - risponde Barreto. Se Hélio Gracie è lassù a guardarci, lo direbbe lui stesso:"Wow, cosa hanno fatto con il Jiu-Jitsu, che era un Jiu-Jitsu per i più deboli e oggi è un Jiu-jitsu per i più forti?" Hanno creato un gi che solo con un guanto d'acciaio puoi strangolare qualcuno. Né una ragazza né un bambino possono strangolare con questi gis. Questo è un modo per creare una decostruzione del Jiu Jitsu per i più deboli. Perché dovremmo permettere una cosa del genere? Ognuno ha iniziato a fare il proprio Jiu-Jitsu. Anche la famiglia Gracie. Ci sono solo pochi che praticavano ancora il Jiu-Jitsu di Hélio Gracie.”
Per concludere: cosa c'è di più contemporaneo di un'uniforme che si ispira all'abito occidentale, semmai il rischio è che eventuali modifiche strutturali lo trasformino in uno strumento che impedisca all' avversario la possibilità di fare le prese e che si trasformi in uno strumento protettivo, una vera armatura. Togliersi il gi e lottare a torso nudo più che un evoluzione dovrebbe, a ragion di logica, rappresentare un'involuzione, un ritorno ad una tradizione ben più antica di quella che ha dato i natali al Judo, ovvero quella greca dove si lottava nudi e ricoperti di olio di oliva.
Molti non conoscono il significato della parola Gi. La parola Gi è in realtà parte di una parola composta coniata da Kano, ovvero "keikogi". Keiko significa "pratica" e la parola Gi "abito o vestiti", quindi keikogi significa molto prosaicamente "vestito da allenamento". Con il passare degli anni l'uniforme da allenamento sarebbe stata ridotta a solo Gi.
C'è chi critica l'uso del Gi nel BJJ e in tutte gi sport da combattimento che dopo il Judo l'hanno adottato, affermando che quando si parla di discipline da combattimento vestirsi con abiti non contemporanei sia anacronistico, e che il nogi o grappling liberatosi dalla tradizione, di cui il gi è l'emblema, si sarebbe così evoluto.
Giuseppe Tribuzio nel suo libro “Dialoghi sul Judo” ci spiega le origini del Gi e ci aiuta a demistificare alcune false credenze sull'uniforme che molte arti marziali adottano per la loro pratica e tra queste quella che il gi sarebbe un'abito non contemporaneo.
L'abito del Judo ha una valenza pratica funzionale oltre che un significato simbolico – ci spiega Giuseppe Tribuzio - non è una divisa sportiva, ma è un abito di uso quotidiano, diverso da quello dei lottatori che indossano una tuta elasticizza con bretelle e da quello dei pugili che indossano pantaloncini e guantoni. Il judoka indossa semplicemente giacca e pantaloni che hanno rappresentato dall'ottocento in poi il segno distintivo dell'abbigliamento del cittadino borghese occidentale.
Non si potrebbe praticare Judo indossando una hakama che limiterebbe e impedirebbe notevolmente i movimenti delle gambe. Il judogi rappresenta l'abito che l'uomo moderno, il cittadino indossa nel mondo delle relazioni, del lavoro, dello studio. L'innovazione apportata dal prof. Kano alla pratica de Judo non è irrilevante. L'utilizzo dei pantaloni all'occidentale anche nel dojo, così come lo si faceva fuori, poteva sembrare un sacrilegio per i tradizionalisti, ma la ventata culturale occidentale che aveva travolto l'intero giappone dell'Era Meiji consentiva questi innesti alquanto ibridi. L'abito di colore bianco è qualcosa di ancora più anomalo se si tiene conto che nelle foto che ci sono giunte dalla metà dell'800, ritraggono gli anziani maestri di jujitsu e kenjitsu in abiti tradizionali di colore nero. Il Gi è quindi tutto fuorchè un'abito tradizionale o anacronsitico né tantomeno orientaleggiante dal momento che si inspira all'abito di foggia occidentale composto da giacca pantalone e cintura.
Un'altra caratteristica peculiare del Gi, rispetto ad altre attrezzature utilizzate in altri sport, è quella di non avere lo scopo di aiutarle o proteggere chi lo indossa, ma è al contrario pensato per offrire al proprio partner in allenamento o all'avversario in competizione l'opportunità di eseguire tecniche nelle migliori condizioni possibili di rispetto e sicurezza.
È importante riflettere attentamente su questo concetto nel judo, ma anche nel BJJ. Indossando il Gi offriamo al nostro avversario la possibilità di fare attacchi mentre lui ci offre la stessa possiblità. Ci troviamo così impegnati in un un confronto in cui ci si misura alla pari; il vincitore è colui che ha le maggiori conoscenze tecniche e tattiche. Una volta terminato il randori/shiai, il risultato viene quindi accettato con rispetto.
L'abito che si indossa per la pratica del Judo e anche del Bjj nel corso degli anni ha subito diverse modifiche e ha influenzato molto lo sviluppo tecnico con lo studio delle prese sulla giacca, alle maniche, ai baveri. A proposito del Gi Joao Alberto Barreto intervistato da Robert Drysdale nel libro “Opening Closed Guard the origin of jiu-jitsu in Brazil” critica il modo con cui sono costruiti oggi i gi in particolare il bavero:
“Cosa pensi che Carlos e Hélio avrebbero da dire sulla BI oggi - gli chiede Drysdale? Carlos Gracie morì, Hélio Gracie morì e il Brazilian Jiu Jitsu divenne un'arte in decostruzione - risponde Barreto. Se Hélio Gracie è lassù a guardarci, lo direbbe lui stesso:"Wow, cosa hanno fatto con il Jiu-Jitsu, che era un Jiu-Jitsu per i più deboli e oggi è un Jiu-jitsu per i più forti?" Hanno creato un gi che solo con un guanto d'acciaio puoi strangolare qualcuno. Né una ragazza né un bambino possono strangolare con questi gis. Questo è un modo per creare una decostruzione del Jiu Jitsu per i più deboli. Perché dovremmo permettere una cosa del genere? Ognuno ha iniziato a fare il proprio Jiu-Jitsu. Anche la famiglia Gracie. Ci sono solo pochi che praticavano ancora il Jiu-Jitsu di Hélio Gracie.”
Per concludere: cosa c'è di più contemporaneo di un'uniforme che si ispira all'abito occidentale, semmai il rischio è che eventuali modifiche strutturali lo trasformino in uno strumento che impedisca all' avversario la possibilità di fare le prese e che si trasformi in uno strumento protettivo, una vera armatura. Togliersi il gi e lottare a torso nudo più che un evoluzione dovrebbe, a ragion di logica, rappresentare un'involuzione, un ritorno ad una tradizione ben più antica di quella che ha dato i natali al Judo, ovvero quella greca dove si lottava nudi e ricoperti di olio di oliva.
Se, come ho scritto in un precedente post, a prevalere sarà la versione nogi non sarà per ragioni di evoluzione o per un processo di liberazione dalle tradizioni ma per ragioni legate a scelte sbagliate da parte delle federazioni che gestiscono il BJJ e a ragioni di carattere economico nel momento in cui gli sposor e i media dovessero trovare più interessante e spettacolare la versione senza gi del Bjj.
L'Apuania Jiu-Jitsu Academy è presente a Massa alla Pugilistica Massese con corsi di grappling e Brazilian Jiu-Jitsu per adulti e bambini e presso la Yama Arashi con un corso adulti. Vi aspettiamo per iniziare una disciplina marziale adatta a tutti e per tutte le età
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