mercoledì 17 aprile 2013

Squalifica giusta o sbagliata? Il jiu jitsu cerca una risposta


Dopo la doppia qualifica al WPJJC la comunità si divide tra chi è a favore e chi contro la decisione arbitrale. Questa vicenda però al di la delle prese di posizione sta mettendo finalmente alla luce un aspetto sul quale da qualche tempo stavo ragionando. Questo post non ha la presunzione di voler spiegare cosa sia il jiu jitsu oggi ma di mostrare alcuni aspetti che spesso creano confusione.

L'arbitro centrale dell'incontro, la faixa-preta della Nova União Luciano Mendes con 15 anni di esperienza nello sport, ha spiegato che l'obiettivo del suo atteggiamento è stato quello di migliorare ulteriormente la categoria, in modo che gli atleti non cerchino di eludere le norme e spingerli ad attenersi alle regole. Così giustifica la sua decisione di squalificare entrambi gli atleti per falta de combatividade:
 
"Poteva essere una semifinale o una lotta per il titolo, l'arbitro è tenuto a far rispettare le regole e migliorare il nostro sport. La regola c'è e nessun combattente può tentare di aggirarla. Ho agito in maniera imparziale, ho fatto quello che stava scritto sul regolamento, sostenuto in questo dai miei superiori. Entrambi i finalisti erano passivi e non cercavano né di fare punti né la finalizzazione. Pertanto sono stato costretto ad applicare la regola che dice ogni 20 secondi d’inattività l'atleta va punito. Il regolamento subisce costantemente adattamenti, com’è accaduto di recente, ed è importante che tutti gli atleti lo leggano".

Felipe Costa si pronuncia decisamente contro questa decisione: "A mio parere la squalifica di Miyao e Keenan è stato un errore. Nessuno può dire che stessero stallando, erano in realtà piuttosto attivi. Non c'è dubbio che la lotta non era attraente per i telespettatori, ma le regole non puniscono un combattente per il fatto di esprimere un combattimento noioso da guardare. La mia opinione è questa: è stato un errore. Le regole non dicono che sei stato pagato, ed è meglio se appari attraente per lo sceicco, o che non devi lottare per vincere con un vantaggio, etc. Quindi è stata una squalifica contro il regolamento. Stavano cercando di progredire, è solo che sono entrambi molto bravi nella stessa cosa e si stavano bloccando l'un l'altro.Le norme non dicono: "Fai qualcosa di attraente per il pubblico o sarai DQ". Non sto discutendo se è divertente da guardare ... ma la regola è la regola e non ci può essere un cambiamento come questo".

Signori il ragionamento di Felipe ha una sua logica. Il regolamento non parla d’intrattenimento, né che si debba essere obbligati a lottare come non si vuole, né costretti a vincere mediante finalizzazione piuttosto che con un vantaggio. Il discorso d’inattività è del tutto soggettivo questo è quello che ci dice Felipe Costa.

Questo è quello che gli risponde indirettamente  John Bronson nel post intitolato - "Booty Scoot Jiu Jitsu: It’s not Fighting, and it’s Not Entertaining", apparso sul suo sito.

La sua è una posizione tradizionalista che gli fa affermare: "Chi si allena solo per competere in tornei di grappling ha fatto una decisione consapevole di allontanarsi dalle origini dell’arte", ma poi aggiunge: "Credo che questo sia un momento importante per il Jiu Jitsu. E 'uno sport di combattimento i cui top fighters si sono seduti sul tappeto, spostandosi l'uno verso l'altro, assumendo la posizione "50/50"  per tutta la durata del loro incontro. E' imbarazzante, davvero.  Stiamo assistendo alla nascita del Booty Scoot Jiu Jitsu. Sarebbe divertente se non fosse così tragica. Ogni arte marziale inizia come un sistema legittimo per il combattimento a mani nude ma poi si trasforma in una di queste due cose: Sport e Danza. Il Brazilian Jiu Jitsu non è immune alla trappola "Sport e Danza".  E' abbastanza chiaro che cosa sia lo Sport Jiu Jitsu - è proprio lì nella prima parola. E 'uno sport di combattimento, proprio come il Judo, e la Scherma.

In questo sport di combattimento, la passività è vista come un peccato maggiore della super aggressività. Questo dovrebbe essere abbastanza ovvio. Se il Jiu Jitsu è uno sport, allora è anche intrattenimento. Lo sport è divertimento, è intrattenimento, è spettacolo (spettacolo, da spectare latino, guardare). Ogni professionista sportivo è al servizio della spettacolo.  Tutti gli sport di combattimento impongono attività: L'arbitro di boxe rompe il clinch. L'arbitro del Judo fa rialzare il Judoka  dopo 30 secondi di ne waza. E a quanto pare gli arbitri dell’Abu Dhabi ti squalificheranno se ti metterai a giocare con il Booty Scoot Jiu-Jitsu. Kennan e Paulo alla fine hanno scelto, come loro professione quella di essere dei professionisti nello Sport Jiu Jitsu, un lavoro in evoluzione e imprevedibile che non esisteva nemmeno dieci anni fa. Hanno commesso un grande peccato: quello di essere degli intrattenitori che non sono divertenti"
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Queste sono altre opinioni critiche estrapolate dai commenti ricevuti da Felipe su FB che   partendo da una prospettiva sportiva: "Gli incontri devono essere più attraenti se vogliamo sponsor e spettatori. Abbiamo bisogno di più incontri tecnici che la gente voglia vedere... Finora nessun arbitro ha mai applicato correttamente le regole di stallo... Credo che le regole debbano però essere più precise quando si tratta di stallo perché in questo momento è un po’ soggettivo e a discrezione del parere dell'arbitro... Se lo stallo è soggettivo, quest’arbitro ha usato la sua opinione e ha preso una decisione secondo la sua interpretazione delle regole. Se questo fosse accaduto prima di allora la gente avrebbe accettato come una regola normale e questi due atleti avrebbero dovuto adeguare la loro strategia per evitare di essere penalizzati perché sono combattenti di classe mondiale di BJJ e naturalmente avrebbero usato altre opzioni".

Per me il Bjj, a secondo di come lo s’interpreta è un'arte marziale, uno sport da combattimento, uno spettacolo d’intrattenimento e un gioco. Troppo direte voi? Infatti, è da questa eccessiva mole di ruoli che deve recitare se ilBjj si trova oggi in seria difficoltà.

Un arte marziale a poco a che fare con l'intrattenimento e tutto si può dire tranne che sia bello lo spettacolo di due che lottano per la loro sopravvivenza (lo spettacolo sarà l'ultima delle loro priorità). Invocare un ritorno alla "marzialità", per vedere più spettacolo, non è la via giusta. Il pubblico di oggi non è più quello che pagava un biglietto per vedere un incontro di Vale Tudo in Brasile che poteva durare delle ore. Modificare, migliorare rettificare, un regolamento per impedire o stimolare determinate azioni e per rendere uno sport da combattimento più divertente rischia però di far percorrere al bjj la stessa strada del judo.

Queste situazioni che si vedono oggi nei tornei, fifty, berimboli, doppia chiamata di guardia, sono ammesse perché sono efficaci, ma allo stesso tempo sono anche una deriva che tende a snaturare l'aggettivo "combattimento" sempre più marginalizzato da soluzioni tecniche che hanno trovato la possibilità di crescere e prosperare in mezzo agli interstizi del regolamento. Queste tecniche sono però la più assoluta antitesi allo spettacolo. La noia che si prova ad assistere alle evoluzioni che riescono a mettere in atto due guarderi alle prese con berimboli e fifty è pari a quella che si prova a vedere una maratona o una corsa ciclistica. Sembrano più un gioco avulso da ogni riferimento marziale, un gioco nel quale queste tecniche trovano tutto il loro spazio per esprimersi.

Sport, sport da combattimento, spettacolo, gioco arte marziale? Sembrano aspetti che non possano andare bene insieme né che si possa trovare un punto di equilibrio tra loro. Il Bjj può essere tutto e niente e quello che sarà fra dieci anni nessuno può dirlo. Oggi abbiamo la fortuna di assistere a incontri come quello tra Bucheca e Vieira, la sfortuna di assistere a quelli in stile Myao e Kornelius o la fortuna di vederli interrotti, l'impossibilità di sapere chi avrebbe vinto tra Andre Galvao e Gustavo Campos nella finale pan Am, che decidono di non gareggiare perché dello stesso team, o a incontri "marmellata", come quello che ci ha regalato Bucheca e il suo maestro Cavaca, più un demo che un incontro agonistico.


Breno Sivak, cintura nera della Gracie Humaitá su GracieMag sostiene che la svolta epocale per il Jiu-Jitsu avverrà il giorno in cui  ci renderemo conto che tutto lo sport che vuole sopravvivere in questi tempi nuovi ha bisogno di capire che il dinamismo è la parola chiave.  E' per questo che ritiene che sia essenziale far comprendere agli arbitri la responsabilità  di non permettere la mancanza di combattività. Il compito dell'arbitro sarà quello di stimolare gli atleti come si fa con i galli prima di una "rinha de galos" tanto amato da Carlson Gracie?

C'è da chiedersi dove vuole andare il jiu jitsu? Aspira a diventare una disciplina Olimpica? Se è così qualcuno cercherà di rendere più spettacolare lo sport jiu jitsu visto che oggi ad un'occhio non allenato  (ma anche a quello allenato) molti incontri in video risultano brutti e difficili da capire (E'anche vero che nelle olimpiadi di sport noiosi e difficili da capire ce n'è a bizzeffe).

Il jiu jitsu nasce come sistema di combattimento disarmato per i Samurai, poi con Kano si è sportivizzato, con Maeda professionalizzato con i Gracie si è chiuso il cerchio ed oggi vuole essere uno sport professionistico, ma qualcuno aspira a farlo diventare olimpico, altri vorrebbero che fosse uno spettacolo avvincente, un festival di mosse spetttacolari e finalizzazioni fulminee. Forse aveva ragione Helio Gracie:" la danza è bella, combattere deve essere efficiente ed efficace".

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