venerdì 21 giugno 2013

Recensione - Tropa de Elite 2




“Il Sistema stava cambiando. Si stava evolvendo. Prima, i politici usavano il Sistema per fare soldi. Adesso, dipendevano dal Sistema… per essere eletti.”

Tropa de Elite 2 è, per certi versi, migliore del primo film, la sceneggiatura lascia meno spazio alle sparatorie e al ritmo serrato e da modo al regista di approfondire le diverse vicende che si vanno ad intrecciare in una trama più complessa nella quale si muovono personaggi i cui caratteri sono ben indagati.
Ad una superficiale lettura delle due pellicole si potrebbe essere spinti a credere che il regista esalti il BOPE, pur mostrandone limiti e storture, come unico strumento contro la corruzione dilagante di Rio e unico antidoto contro il cancro delle favelas in mano a bande di narcotrafficanti senza scrupoli. In realtà il sequel del fortunato primo episodio della serie si concentra più sugli intrecci tra politica, mass media e polizia corrotta lasciando il BOPE in secondo piano.

Il protagonista è sempre il capitano Nascimento. La storia è ambientata dieci anni dopo. Nascimento è stato promosso colonnello ed è sempre al comando del BOPE. Il protagonista vivrà, nel secondo episodio, diversi conflitti interiori. Primo quello pubblico, che lo vedrà estromesso dal comando del suo battaglione e promosso ad un incarico burocratico da politici che credono di cooptarlo e, allo stesso tempo, renderlo innocuo mettendolo al comando della Segreteria della Sicurezza di Rio.

Il suo compito è inizialmente concentrato a far aumentare i finanziamenti al BOPE, il quale, nella sua opera di repressione, farà il gioco della polizia corrotta che si sostituirà alle gangs nella gestione del business malavitoso. Quando si accorgerà di essere stato usato, e che la sua politica, concentrata esclusivamente sulla repressione del crimine, ha favorito interessi più grandi di lui, si alleerà con il suo rivale, l'intellettuale di sinistra e deputato Fraga, per combattere la mafia al vertice e la corruzione delle forze di polizia.

Il secondo conflitto che vive il protagonista è quello interiore, privato, il suo rapporto con la moglie, dalla quale si è divorziato a causa del suo lavoro, e il difficile rapporto col figlio, che vede in lui un padre assente e autoritario. In questo spaccato familiare gli sceneggiatori hanno pensato di sostituire, nel cuore dell’ex moglie di Nascimento, proprio Fraga, aumentando la carica drammatica del loro rapporto psicologico in bilico tra conflitto pubblico e privato.

Nel film entra anche il jiu jitsu brasiliano in una scena che vede padre e figlio lottare in una palestra deserta; Il bjj è usato, dal regista, per farli riavvicinare, la lotta come strumento in grado di far sfogare le loro incomprensioni sedimentate dalla lontananza e dalla mancanza di dialogo, e per appianare risentimenti antichi. La lotta come mezzo che riesce a mettere i due su uno stesso piano, non più padre e figlio, ma due esseri umani in grado di comprendersi e capirsi attraverso intensi sguardi alla fine di un faticoso scambio sul tatami. Una scena molto ben girata e recitata. 

Il film riesce a mantenere una sua identità in bilico tra film politicamente schierato documentaristico di denuncia civile e film d'azione di stampo Hollywoodiano. Bravi anche gli attori che interpretano i politici corrotti, o il bieco poliziotto Rocha e il grasso e istrionico giornalista colluso col potere. L’unico a non convincere, sia nel primo sia nel secondo episodio, è Matías, il pupillo di Nascimento, la cui figura, troppo rigida, intransigente senza contraddizioni, sembra non essere stata sviscerata come avrebbe meritato.

Buona la recitazione di Wagner Moura, chiamato ad interpretare un personaggio non facile e dalle mille contraddizioni. Ci riesce egregiamente con una recitazione mai sopra le righe, sobrio nel mostrare un uomo in crisi con i propri convincimenti ma pronto a rivedere le sue posizioni.

Se il film ha una pecca è quella di aver voluto far passare Nascimento come l'eroe solitario che riesce da solo a fare pulizia all'interno di un sistema corrotto senza fare concessioni e senza scendere a compromessi.

Nella sua denuncia finale nei confronti del sistema di potere corrotto Nascimento chiederà anche che vengano soppressi gli squadroni della morte del BOPE, nel momento in cui si accorge che si tratta di uno strumento meramente repressivo resosi protagonista di troppe atrocità e abusi di potere. 

Se il regista Padilha è costretto ad un finale fin troppo scontato e poco realistico, ci pensa la voce  fuori campo di Moura a ricordarci che il cancro brasiliano e un'Idra le cui teste non smettono di ricrescere.

Oggi il Brasile è un paese dal capitalismo emergente nel quale si disputeranno le prossime Olimpiadi e mondiali di calcio. Un'ottima occasione per mega costruzioni d’impianti e colate di cemento. I giovani scendono in piazza per dire no a questi progetti dietro cui si nascondono mega tangenti, corruzzione e spreco di denaro, il tutto  in nome del calcio e dello sport dei cinque cerchi, lo stesso che chiude le porte in faccia alla lotta.  In un paese come il Brasile, che vive di sport più che vederlo, è un messaggio incoraggiante.

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