Coloro che varcano la soglia di un accademia non diventano proprietà privata del loro maestro. Nessun legame di fedeltà dovrebbe essere richiesto o imposto, ognuno dovrebbe essere libero di andare e venire quando e come vuole.
Se durante il periodo di apprendistato tra lo studente e il suo insegnante si creano rapporti reciproci di amicizia e rispetto, questi sono valori aggiunti che fanno grande lo spirito di squadra, ma tutto questo non ha niente a che fare con obblighi che si devono a priori ad un maestro.
Le porte di un'accademia dovrebbero essere aperte in entrate e in uscita e la parola Creonte bandita per sempre dal vocabolario di ogni jitsero.
Detto questo, la miglior cosa, per trarre i maggiori benefici dalla pratica in palestra, dovrebbe essere quella di mettere al primo posto i compagni con cui ci si allena e il proprio insegnante. Cosa c'è di meglio che allenarsi nella propria accademia, per quanto piccola essa sia, con gli amici fidati con i quali condividere i migliori momenti della pratica? Perché quello che conta è il nostro cammino nell'arte e i legami di cameratismo che si instaurano con i compagni di corso sono più importanti di ogni altra cosa.
Detto questo, è importante però ricordare che, per chi vuole fare gare, è prioritario concentrarsi su un allenamento specifico e, lottare anche in altre accademie, per raffinare il proprio gioco, non dovrebbe essere impedito.
Concludo con le parole di Robert Drysdale: "Chiunque si allena nel jiu-jitsu sa quanta politica ci possa essere. Sono stufo di tutto questo. E così estenuante la cosa che ho deciso di cambiare registro. Dico ai miei ragazzi, 'Fate quello che dovete fare. Sono qui per aiutarvi, se ne avete bisogno fatemelo sapere. Se volete andare da qualche altra parte, io non ho intenzione di fermarvi, non ho intenzione di arrabbiarmi con voi. Fate quello che è meglio per voi. 'Questa è la mia politica e sembra funzionare."
Le porte di un'accademia dovrebbero essere aperte in entrate e in uscita e la parola Creonte bandita per sempre dal vocabolario di ogni jitsero.
Detto questo, la miglior cosa, per trarre i maggiori benefici dalla pratica in palestra, dovrebbe essere quella di mettere al primo posto i compagni con cui ci si allena e il proprio insegnante. Cosa c'è di meglio che allenarsi nella propria accademia, per quanto piccola essa sia, con gli amici fidati con i quali condividere i migliori momenti della pratica? Perché quello che conta è il nostro cammino nell'arte e i legami di cameratismo che si instaurano con i compagni di corso sono più importanti di ogni altra cosa.
Detto questo, è importante però ricordare che, per chi vuole fare gare, è prioritario concentrarsi su un allenamento specifico e, lottare anche in altre accademie, per raffinare il proprio gioco, non dovrebbe essere impedito.
Concludo con le parole di Robert Drysdale: "Chiunque si allena nel jiu-jitsu sa quanta politica ci possa essere. Sono stufo di tutto questo. E così estenuante la cosa che ho deciso di cambiare registro. Dico ai miei ragazzi, 'Fate quello che dovete fare. Sono qui per aiutarvi, se ne avete bisogno fatemelo sapere. Se volete andare da qualche altra parte, io non ho intenzione di fermarvi, non ho intenzione di arrabbiarmi con voi. Fate quello che è meglio per voi. 'Questa è la mia politica e sembra funzionare."
è chiaro che a un maestro non faccia piacere che l'allievo si alleni con altri, però allenarsi con piu insegnanti può essere una buona cosa. Ognuno puo evidenziare aspetti significativi, ed inoltre si avrà la possibilità di allenarsi con piu compagni
RispondiEliminad' accordissimo. La visione delle accademie come delle tribù in cui il maestro e il capo e la sua parola è legge mi fa ridere. Sembra di essere tornati alla preistoria. E la cosa più assurda sono gli allievi che fanno tutto quello che dice il maestro come delle pecore e senza un minimo di individualità e spirito critico. Io penso che ognuno deve essere libero di vivere il jujitsu come vuole come sport, arte marziale, o stile di vita senza miodificare il proprio carattere per sentirsi per forza parte di un gruppo o fare a tutti i costi quello che dice il maestro di turno. Penso che l'importante sia sempre rispettare gli altri, in primis il maestro, ma occorre rispettare anche se stessi.
RispondiEliminaAntonio
Con queste idee filosofiche di massima il jiujitsu sta diventando come il wingchu...
RispondiEliminaMario