lunedì 16 febbraio 2015

I duellanti

I duellanti di Joseph Conrad trasposizione cinematografica di Ridley Scott

«Un duello, lo si consideri una cerimonia in culto dell'onore o addirittura lo si riduca nella sua essenza morale a una forma di gioco virile, richiede una fermezza d'intenti assoluta, un'omicida austerità d'animo» (cap I).


In un Europa insanguinata dalle continue campagne militari che vedono contrapposto Napoleone alle coalizioni capeggiate dall'Inghilterra, due ufficiali degli ussari saranno legati per 15 anni da un legame suggellato col loro sangue versato nei numerosi duelli che li vedranno coinvolti. Il caso impedisce loro sempre di finirsi, di uccidersi una volta per tutte.


Alla violenza di massa, anonima e brutale che caratterizza il campo di battaglia, dove si è pedine mosse dalle decisioni prese nei gabinetti degli stati belligeranti, e dove la morte può sopraggiungere  all'improvviso, senza poter vedere in volto il proprio carnefice, il duello servirà forse,ai due ufficiali francesi, come via di fuga, un modo per esorcizzare la morte.

Col loro duello, sempre rimandato e sempre ripreso, è come se avessero congelato le loro esistenze in un immaginario eterno presente. Anche quella che può sembrare un tacito accordo di  non uccidersi pare nascondere la volontà di lasciare in sospeso una disputa, la paura di scrivere la parola fine ad un'epoca al tramonto, ben rappresentata dalla scena finale del film molto friedrichiana.


Le vicende storiche nelle quali sono coinvolti servono solo come una quarta di scena su cui far stagliare i loro duelli. La violenza  contro un rivale che si può vedere in volto, anche se trasfigurato dalla paura, sembra essere l'unica ragione che tiene in vita questi due soldati. Il loro appuntamento mortale sembra l'unico motivo a spingerli a restare in vita, una perfetta contraddizione che sembra dare uno ragione alle loro esistenze ormai assuefatte alla violenza della guerra.

I caratteri dei due duellanti racchiudono in maniera, se vogliamo, estrema le due tipologie di combattenti più diffuse: il riflessivo e freddo, contrapposto al sanguigno e impulsivo, due visioni esistenziali contrapposte, ma complementari, i duellanti sono combattuti da un duplice sentimento di attrazione e repulsione essendo l'uno l'antitesi dell'altro.

Il duello ad un certo punto diventa protagonista assoluto di tutta la storia, più la fama dei due duellanti si accresce più tutta la vicenda esce dal loro controllo.

Il duello assurge a chiave di volta dell'intero racconto come un lampione attorno al quale volano due falene impazzite accecate dalla sue luce abbagliante.

Il duello comanda ed i duellanti sono pedine: duello come estrema sintesi del nostro combattere col mondo e con noi stessi senza soluzione di continuità.

I duellanti è una trasposizione cinematografia del 1977 dell'omonimo romanzo di Joseph Conrad e si tratta di un'opera prima di Ridley Scotte fu interpretato magistralmente da Harvey Keitel e Keith Carradine. Ridley Scott deve molto al Barry Lyndon di Kubrick e ci regala un  film colto, raffinato, un documento dell'epoca,  fedele e credibile.

Giustamente Scott nei duelli privilegia la brutalità rispetto all'eleganza, questi non sono spadaccini, Feraud vuole uccidere D'Hubert che a sua volta non vuole essere ucciso. Una bellezza vera.


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