Cinque giorni fa a Roma, durante una operazione di controllo un venditore abusivo si è rifiutato di fornire i documenti agli agenti del Gssu (Gruppo Sicurezza Sociale Urbana) e in seguito è rimasto coinvolto con un vigile in una colluttazione.
L'agente coinvolto sarebbe un istruttore di difesa personale presso la scuola di perfezionamento e per il comandante generale della Polizia di Roma Capitale, Antonio Di Maggio avrebbe adottato: "delle tecniche di difesa che sono quelle previste in un qualsiasi conflitto di natura personale".
Come visto l'agente:
1) non ha usato tecniche di "difesa",
2) non ha bloccato l'abusivo come da "prassi",
3) non ha "temporeggiato" in attesa del sopraggiungere dei colleghi.
In casi di resistenza all'arresto gli agenti dovrebbero usare "da prassi" tecniche di controllo, immobilizzazione e ammanettamento, non pugni e calci.
Se l'agente avesse veramente temporeggiato, se avesse aspettato il sopraggiungere dei colleghi i giornali non avrebbero intitolato sarcasticamente "La grande Boxe sbarca a Roma".
La polizia locale in una nota ha scritto che l'abusivo sarebbe stato bloccato “come da prassi” e che: "grazie al video diffuso in rete da
un cittadino [...] si è
potuto constatare che l’agente ha tentato di difendersi dalla condotta
violenta posta in essere dal venditore abusivo e, nello stesso tempo,
temporeggiare nell’attesa del sopraggiungere dei colleghi”.
Vediamo se l'agente ha:
1) usato tecniche di "difesa",
2) bloccato l'abusivo come da "prassi",
3) "temporeggiato" in attesa del sopraggiungere dei colleghi.
1) Il vigile si è avvicinato all'abusivo e ha cercato per due volte di afferrargli il polso senza far seguire questa azione da nessun tentativo di immobilizzazione, quello che ha ottenuto è mettere in allarme l'abusivo che si è liberato dalla presa è ha rotto la distanza.
2) Il vigile cerca di avvicinarsi di nuovo ma questa volta con le braccia abbassate. L'abusivo ristabilisce la distanza con due spinte sul petto.
3) A questo punto il vigile reagisce sferrando un pugno in direzione del viso dell'abusivo.
Vediamo se l'agente ha:
1) usato tecniche di "difesa",
2) bloccato l'abusivo come da "prassi",
3) "temporeggiato" in attesa del sopraggiungere dei colleghi.
1) Il vigile si è avvicinato all'abusivo e ha cercato per due volte di afferrargli il polso senza far seguire questa azione da nessun tentativo di immobilizzazione, quello che ha ottenuto è mettere in allarme l'abusivo che si è liberato dalla presa è ha rotto la distanza.
2) Il vigile cerca di avvicinarsi di nuovo ma questa volta con le braccia abbassate. L'abusivo ristabilisce la distanza con due spinte sul petto.
3) A questo punto il vigile reagisce sferrando un pugno in direzione del viso dell'abusivo.
4) Il vigile poi si è messo in guardia è ha ingaggiato con l'abusivo uno scambio di colpi in puro stile street fight.
Come visto l'agente:
1) non ha usato tecniche di "difesa",
2) non ha bloccato l'abusivo come da "prassi",
3) non ha "temporeggiato" in attesa del sopraggiungere dei colleghi.
In casi di resistenza all'arresto gli agenti dovrebbero usare "da prassi" tecniche di controllo, immobilizzazione e ammanettamento, non pugni e calci.
Se l'agente avesse veramente temporeggiato, se avesse aspettato il sopraggiungere dei colleghi i giornali non avrebbero intitolato sarcasticamente "La grande Boxe sbarca a Roma".
Come si vede alla fine è bastato che un suo collega cingesse da dietro l'abusivo per permettergli in tutta sicurezza di portarlo a terra e poi ammanettarlo.
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