Bacci ha affermato: “Ho dovuto subire un processo che si è tutto fondato e basato su una segnalazione fatta da Longo contro di me, una segnalazione artefatta, inventata e costruita, dove presumibilmente io stavo favorendo la copertura di un atleta che era stato squalificato per doping. Ho fatto 8 mesi di processo, ho speso 6200 euro di avvocato e sono stato completamente assolto con la forma di assoluzione più completa che esiste che è l’esclusione di responsabilità”.
Non avrei voluto approfondire pubblicamente questo vicenda ma, davanti alle accuse che Bacci mi ha rivolto, per tutelare la mia immagine ed al fine di mettere in evidenza la correttezza, lealtà e buona fede del mio comportamento, sono costretto a raccontare come si sono realmente svolti i fatti per dare la possibilità a chiunque di valutarli.
Il 5 ottobre 2018 sono stato informato che Raffaele D’Eligio, atleta di MMA tesserato alla FIGMMA nonché praticante di Brazilian jiu-jitsu nel Team “Tribe Jiu Jitsu”, mentre stava scontando la squalifica di 4 anni, a decorrere dal 12 marzo 2018, comminata dal Tribunale Nazionale Antidoping, aveva partecipato ad una gara della UIJJ a Napoli.
In questi casi, ai sensi delle Norme Sportive Antidoping, come Presidente della FIGMMA ho il dovere di “dare IMMEDIATA comunicazione alla Procura Nazionale Antidoping” del CONI.
Tuttavia, prima di segnalare il fatto alla Procura Nazionale Antidoping del CONI, per correttezza telefonai subito al Presidente della UIJJ Dario Bacci, per avvertirlo che, al fine di informare del caso la Procura, gli avrei mandato per e-mail la richiesta di comunicarmi a quali gare della UIJJ aveva partecipato Raffaele D’Eligio dal 12 marzo 2018 (data di inizio della sua squalifica) al 5 ottobre 2018, compresa quindi la gara di Napoli. Spiegai a Bacci che in questo modo avrei potuto specificare alla Procura che lui, come organizzatore della gara, non aveva colpe ed era stato collaborativo con me che cercavo informazioni da trasmettere alla Procura, tenendolo quindi fuori da qualsivoglia responsabilità sull’accaduto. Nella telefonata sottolineai a Bacci che era una questione molto seria e lo pregai di rispondermi subito. Bacci mi disse che mi avrebbe risposto immediatamente.
Dopo la telefonata gli inviai quindi per e-mail la richiesta di fornirmi le suddette informazioni.
Dopo 4 giorni dall’invio della mia e-mail di richiesta, non avendo ancora ricevuto nessuna risposta da Bacci, gli telefonai nuovamente per chiedergli il motivo per il quale non mi aveva ancora risposto alla e-mail. Bacci mi rispose prendendomi in giro. Mi disse testualmente: “Ma perché non ti ho ancora risposto alla e-mail? Pensavo di averti già risposto. Non ti preoccupare, ti rispondo immediatamente”. Capii quindi che Bacci non aveva nessuna intenzione di fornirmi le informazioni che gli avevo chiesto e allora gli dissi di non sottovalutare la questione e che era nostro dovere collaborare al fine di informare correttamente sulla vicenda la Procura Antidoping del CONI. Inoltre, LO AVVERTII CHE SE NON MI AVESSE RISPOSTO SUBITO ALLA E-MAIL SAREI STATO COSTRETTO AD INVIARE LA SEGNALAZIONE ALLA PROCURA specificando che lui non mi aveva fornito le informazioni richieste presumibilmente al fine di coprire l’illecito commesso dall’atleta che era membro del Team del suo socio Federico Tisi.
Dopo questa mia ulteriore telefonata, Bacci continuò a non rispondere alla mia e-mail e così decisi di inviare la segnalazione alla Procura Antidoping del CONI.
Sulla vicenda osservo che:
- Mi sono sentito preso in giro da Bacci mentre doverosamente stavo cercando le informazioni da fornire alla Procura Antidoping.
- Da Bacci, considerato il suo ruolo e l’importanza e la delicatezza della questione, mi sarei aspettato un atteggiamento ed un comportamento più responsabile ed istituzionale.
- Se Bacci mi avesse risposto per e-mail che confermava la partecipazione dell’atleta D’Eligio alla gara di Napoli e che non era a conoscenza della squalifica, io lo avrei comunicato alla Procura e Bacci non avrebbe subito alcun processo davanti al Tribunale Nazionale Antidoping.
- Se Bacci quando l’ho contattato telefonicamente mi avesse detto che mi avrebbe risposto dopo qualche giorno perché per motivi personali non poteva rispondermi subito, io avrei valutato con lui il da farsi. Invece, ogni volta mi diceva al telefono che mi avrebbe risposto “immediatamente” e poi non lo faceva. Mentre io cercavo collaborazione, lui continuava a prendersi gioco di me.
- Se avessi voluto segnalare Bacci alla Procura Antidoping per danneggiarlo, lo avrei fatto subito, appena informato della vicenda. Invece l’ho contattato più volte telefonicamente ed ho aspettato invano vari giorni una sua risposta perché ero in totale buona fede ed avevo intenzione di tutelarlo e tenerlo fuori dagli sviluppi processuali della vicenda.
- I 6200 euro, che Bacci afferma di aver speso per l’Avvocato che lo ha difeso, poteva tranquillamente risparmiarli in quanto, nel procedimento che lo ha interessato, non aveva l’obbligo di farsi assistere da un Avvocato e quindi poteva benissimo difendersi da solo come stabilito dalle norme del Codice Sportivo Antidoping...segue
FONTE. http://figmma.it
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