Eduardo Santoro, conosciuto anche come Português, è stato una delle rivelazioni della World Cup torneo organizzato dalla WLPJJ. L'atleta della Cia paulista, accademia di San Paolo e allievo di Maximiliano Trombini, ha vinto nell'assoluto master e nella categoria “adulto” finalizzando i suoi avversari, nonostante venisse da un periodo difficile dopo aver subito due gravi lesioni che lo avevano tenuto lontano dalle competizioni per cinque mesi.
Tornato ad allenarsi solo l'otto novembre ha avuto quattro settimane per prepararsi alla competizione ma rinfrancato dalle parole del suo maestro: " combatti con gioia, divertiti, questo è il tuo mondo", ha deciso di affrontare con fiducia i suoi incontri.
In un’intervista rilasciata dalla rivista tatame, dice di essersi sorpreso della sua performance sapeva di affrontare, nella finale adulto, il favorito (Serginho Moraes nel ranking di fight tv occupa il nono posto e lo precede di ben trenta posizioni), e di essere entrato sul tatami libero da responsabilità.
Dell'incontro è pregevole il single leg in apertura di Moraes, (bella la finta di chiamare in guardia seguita dalla cattura della gamba), e il finale di lotta con Português che mostra una guardia chiusa veramente attiva, come se ne vedono poche tra le nere, e un armlock da manuale da vedere e rivedere. Peccato per la fase di stallo di Serginho, che è sembrato voler mantenere il vantaggio fino alla fine impostando una tattica incentrata più sul piano fisico. Un bell'incontro che ha visto prevalere lo sfavorito e che ha premiato la forza di volontà di un atleta che non si è lasciato abbattere dagli infortuni.
Con cinque mesi di fermo per infortunio e quattro settimane di tempo per allenarsi Português porta a casa due ori. Questo mi fa pensare a un aspetto che ho provato in prima persona e che ha accompagnato il mio percorso di jiutsuka, costretto per lavoro a lunghi periodi di fermo. Paradossalmente, a volte, una pausa anche lunga di riflessione, ha i suoi lati positivi perché da modo al corpo e alla mente di sedimentare le tecniche apprese e di cancellare molti errori. Una volta ripresi gli allenamenti ci stupiamo di essere migliorati tecnicamente ma non colleghiamo la pausa al salto qualitativo perché siamo abituati a pensare che il miglioramento sia figlio esclusivamente della quantità di lavoro svolto.
Un altro aspetto è legato al giusto spirito con cui Português è sceso in gara fiducioso perché consapevole dei suoi limiti e forse per questo con meno aspettative e quindi più leggero nella mente.
Secondo me il concetto che da un infortunio si torna più forti non è reale, dopo ogni infortunio serio non si torna più come prima (ahimè non siamo saian) e gli strascichi rimangono. Credo che il secondo punto della tua analisi sia quello da privilegiare. Meno pressione meno aspettative, fanno avere meno paura della sconfitta, quindi si rischia di più e si combatte per il piacere di competere. Mio modesto parere un abbraccio Andrea Lavaggi
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