venerdì 19 luglio 2013

Il Brazilian Jiu-Jitsu per le forze dell'ordine part 2



Il compito degli agenti delle F.F.O.O. non è ingaggiare una lotta personale con un sospetto ma metterlo nella condizione di non nuocere, a se stesso e agli agenti stessi, per poi essere immobilizzato, ammanettato perquisito e condotto in sicurezza in commissariato o in caserma. Le arti marziali contundenti rischiano di dare agli agenti strumenti di coercizione che non sono adatti al loro servizio, che è quello di controllare un sospetto.

Nel video che accompagna questo post, sono mostrati e commentati diversi scenari reali in cui agenti di polizia sono stati coinvolti in tentativi di arresto e ammanettamento di sospetti non collaborativi. Il video ha lo scopo di mostrare come il non conoscere le reali tecniche di lotta, sia in piedi sia al suolo, determini situazioni di pericolo sia per gli agenti sia per i sospetti.

PRIMO SCENARIO UN AGENTE VS UN SOSPETTO

Un arresto si può trasformare in un incontro di boxe o kick boxing con calci e pugni, in un incontro di lotta o in qualcosa che assomigli a un match di mixed martial arts con colpi e lotta sia in piedi sia a terra.

Il primo caso accade quando l'agente esasperato dalla riluttanza del sospetto di farsi ammanettare ricorra all'uso di colpi per avere ragione della sua resistenza o come risposta a una reazione violenta del sospetto che aggredisce l'agente con i colpi. In questo caso l'agente oltre a prolungare la fase che precede l'arresto, rischia di procurare e procurarsi lesioni inutili.

L'arresto si può anche trasformare, per l'incapacità dell'agente, in un convulso incontro di lotta. Le scarse conoscenze lottatorie di un agente che non sa come gestire al suolo il sospetto non farà che prolungare oltre ogni misura il tempo necessario all'arresto.

Quando il tentativo di arresto termina a terra l'avere una corporatura più pesante del sospetto, o assumere su di lui una posizione vantaggiosa, non è garanzia di successo se l'agente è a digiuno delle basilari conoscenze della lotta al suolo del Jiu Jitsu Brasiliano.

SECONDO SCENARIO DUE AGENTI VS UN SOSPETTO

Quando l'arresto è condotto in coppia succede spesso di assistere a interventi in cui gli agenti s’intralciano a vicenda favorendo il sospetto che può trovare lo spazio per reagire e/o fuggire. Errori comuni dovuti allo scarso addestramento al lavoro coordinato sono il vedere due agenti che estraggono nello stesso momento le manette invece di controllare chi le gambe e chi le braccia. La falsa percezione di sicurezza determinata dal fatto di agire in due contro un sospetto spesso determina negli agenti un calo di concentrazione e/o nel non seguire la corretta procedura che prevede controllo, perquisizione e ammanettamento. Spesso durante la fase di arresto ci sono agenti più preoccupati a chiamare rinforzi che a cercare di vincere la reazione del sospetto.

TERZO SCENARIO PIU' DI DUE AGENTI VS UN SOSPETTO

Quando gli agenti non sono addestrati a lavorare in gruppo più sono quelli coinvolti in un arresto e maggiore è la possibilità che si intralcino a vicenda. Quando si dice che l'unione non fa la forza, classico esempio i cui la quantità non si trasforma in qualità per mancanza di organizzazione.

QUALI CONCLUSIONI TRARRE DA QUESTI SCENARI REALI:

Gli agenti di polizia non sono addestrati ad arrestare sospetti non collaborativi sia da soli sia in coppia questo perché non conoscono nessuna tecnica di controllo efficace per immobilizzare un sospetto e spesso ricorrono, per disperazione, all’uso ingiustificato della forza anche contro chi oppone una reazione passiva non violenta. Queste mancanze si amplificano paradossalmente quando si passa al secondo scenario che prevede l'azione di due agenti che tentano di arrestare un sospetto.

Gli agenti non sono neanche addestrati ad agire coordinati quando sono in coppia. Tutte le situazioni viste nel video mostrano come tutto è lasciato all'improvvisazione e spesso l'agire in coppia è più un intralcio alle operazioni di arresto perché i due agenti agiscono senza un piano d'azione in precedenza pianificato e allenato.

In tutti i corsi che insegano le procedure di arresto sono tutti concordi nell'individuare in questo protocollo: controllare - ammanettare - perquisire la soluzione migliore, ma solo pochi sanno insegnare efficaci metodiche per trasformare la teoria in pratica.

Per quale motivo oggi le forze dell'ordine dovrebbero rivolgersi al jiu jitsu brasiliano e non ad un'altra arte marziale?:

Contro una persona violenta, in preda agli effetti dell'alcool o sostanze stupefacenti, la soglia della sopportazione del dolore aumenta ed è per questo che l'uso della forza non sempre è la risposta migliore.Una persona mentalmente disturbata o rabbiosa, con un alto tasso di adrenalina nel sangue, diventa un soggetto difficile da gestire ed estremamente pericoloso. Per impedire di farlo colpire occorre chiudere la distanza, immobilizzarlo a terra i e nel caso addormentarlo con uno strangolamento sanguigno che è sata dimostrata essere la tecnica più sicura e indolore tra le molte che si possono scegliere. Per applicare queste tecniche non occorrono colpi dissuasori che possono causare lesioni anche all'agente rendendolo incapace di svolgere il suo lavoro di arresto.  Il Bjj è l'unica in grado di gestire al meglio una situazione del genere perché ha gli strumenti adatti e le tecniche testate realmente in grado di funzionare in uno scenario reale.

Per gli agenti interessati al programma: Il Jiu-Jitsu Brasiliano per le forze dell'ordine, Max De Michelis, allenatore di Grappling e professore di Jiu-Jitsu Brasiliano è disponibile per seminari introduttivi, lezioni private o di gruppo.

1 commento:

  1. 1.28 avambraccio sul collo , possibile rottura laringe se non si dosa la forza e sentendosi soffocare il soggetto lotta " per la vita " ben lontano dall'arrendersi ( concetto non facile sopratutto per un americano )
    " comando chiudo supporto aereo "-"agente, 30 secondi al napalm "

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