martedì 20 novembre 2012

Il Brazilian jiu-jitsu lo stile che colpisce senza colpire


Nel Gracie Jiu Jitsu lo studio e l'uso degli atemi (colpi) è minimo, in piedi, sono usati per chiudere la distanza  o per tenere lontano l'avversario, a terra, per aprire la via alle sottomissioni. Oggi nelle accademie di BJJ s’insegna quasi esclusivamente la versione sportiva nella quale i colpi sono completamente assenti.

Il Gracie jiu jitsu afferma la superiorità del suo stile nei confronti delle arti marziali che usano i colpi e può permetterselo perché l’ha dimostrato sul campo in incontri inter stile. Nella famosa intervista che Nishi Yoshinori fece a Helio Gracie nel 2002 il patriarca del jiu jitsu brasiliano, lascia intendere come nel brazilian jiu jitsu da lui insegnato sia considerato inutile lo studio degli atemi e questo pensiero è confermato anche dal figlio Rorion. Nell'intervista Helio afferma: "Quando ho visto il karate per la prima volta, ho pensato che non fosse utile per l’auto-difesa", e Rorion aggiunge, "in un combattimento come Ultimate [UFC ndr], tutto ciò che devi fare per togliere efficacia ai colpi è eliminare la distanza. Se ci arrivi, puoi controllare il combattimento".


Il principio, il modo di pensare che ha portato allo sviluppo di un Jiu Jitsu in cui gli atemi sono ridotti al minimo, forse può essere fatto risalire al  Judo delle origini, quel Kano jiu jitsu sintesi dei migliori stili di lotta giapponesi, che dimostrò la sua superiorità nel famoso torneo organizzato dalla polizia di Tokio utilizzando prese, proiezioni e finalizzazioni al suolo.

Il Gracie Jiu Jitsu, e poi il brazilian Jiu jitsu, attraverso i suoi lottatori, vincitori in patria e poi in America e Giappone contro avversari più forti e grossi, usando leve e strangolamenti, è stato la grande rivoluzione nel mondo marziale del XX secolo.

Prima di allora le arti marziali erano sinonimo di Kung Fu, karate, tkd etc. Arti percussive e dalle movenze spettacolari che dovevano la loro popolarità all'enorme seguito presso il grande pubblico, di film d'azione  a partire da quelli di Bruce Lee.

Il judo, la lotta o il Sambo, (quest'ultimo sconosciuto ai più fino al crollo del regime sovietico), non erano considerate arti marziali ma sport con regole in grado di limitarne l'efficacia in un contesto reale di autodifesa. La lotta olimpica, in particolare, che non contempla finalizzazioni ma solo immobilizzazioni fino a pochi anni fa nessuno l'avrebbe considerata efficace per difendersi.

Forse Helio è stato troppo categorico nel suo giudizio ma d’altronde, come cofondatore di una dinastia di jiujitseri, non poteva esprimersi diversamente nei confronti delle arti percussive.

In uno scenario di DP contro un avversario non ferrato nelle AM anche calci e pugni ben assestati hanno la loro efficacia. Resta il fatto che il jiu jitsu ha una particolarità, che lo distingue d tutte le altre arti marziali, ed è la capacità di controllare e rendere inoffensivo un aggressore nel modo più umano possibile.

Contro uno strangolamento sanguigno anche il più grosso avversario è neutralizzato mentre un calcio e un pugno per essere efficaci devono essere portati con la massima precisione e potenza contro bersagli in movimento.

Il discorso cambia in uno scenario agonistico come un incontro di MMA, dove oggi non basta più il solo jiu jitsu come nelle prime edizioni dell’UFC, ma occorre essere versati in tutte le branche del combattimento.

Oggi l'approccio del Bjj alla DP ha ancora una sua validità e gli attributi che si acquisiscono sia praticando un Bjj agonistico che amatoriale sono sufficienti per riuscire a difendersi senza ricorrere agli atemi. Inoltre il Bjj è un utile strumento per chi già pratica arti marziali o sport da combattimento incentrate sullo striking per colmare quelle lacune del combattimento nella lotta di sottomissione.

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