Brian Glick è una delle prime cinture nere di John Danaher a uscire dal seminterrato blu della Renzo Gracie Academy. Il suo approccio al Jiu-jitsu è simile alla metodologia sistematica del suo maestro ma un po' più fluido. Tutto ciò è probabilmente in dovuto alla sua formazione accademica. Prima di intraprendere la sua carriera nelle arti marziali Brian Glick ha studiato come musicista.
Durante i suoi studi di musica apprese molto anche a livello metodologico dal suo mentore Anthony Braxton, un sassofonista e compositore visionario che era anche un insegnante dotato e carismatico.
Per Anthony Braxton tra composizione e improvvisazione esiste un rapporto inseparabile e la linea di demarcazione tra di loro è arbitraria. Comprendere la relazione tra ordine e disordine, strutture aperte e chiuse nella musica ha aiutato poi Brian Glick a comprendere meglio il jiu jitsu Siamo essenzialmente nella stessa situzione - dice Brian Glick - abbiamo vincoli specifici in cui lavoriamo, che sono sistemi strutturati che seguono principi chiaramente definiti. Se vengono violati, tutto il lavoro va in pezzi. Ma allo stesso tempo, la creatività ha un enorme impatto sul risultato finale. Dopo un certo punto lavoriamo tutti con gli stessi strumenti tuttavia, distribuirli nel modo giusto al momento giusto è qualcosa di cui il sistema non tiene completamente conto. Le tue scelte all'interno del sistema sono una ricerca individuale.
Danaher ha portato una mentalità unica al jiu-jitsu - dice Glick - è stato il primo nella mia esperienza a inquadrare l'obiettivo essenziale del jiu-jitsu non come un combattimento che doveva essere vinto, ma come un problema (o una serie di problemi) che doveva essere risolto. E quella soluzione aveva bisogno di soddisfare alcuni requisiti, come essere efficiente ed efficace e preservare la tua incolumità, ecc. Questa struttura ha cambiato la prospettiva delle persone. Ha dato loro un modo per pensare davvero più profondo su come trovare la soluzione. Quindi questo processo di trovare prima le domande giuste da porre per ottenere una risposta migliore è stato un approccio filosofico.
A questo si aggiunge un approccio scientifico all'allenamento. L'allenamento è un laboratorio in cui poter capire se le ipotesi sono corrette. Se lo sono, avremo una teoria che nella migliore delle ipotesi aspettava solo di essere smentita. Se supera la prova sul campo, diventa una teoria più robusta, ma pur sempre solo una teoria. Il suo approccio è stato quindi strutturato attorno a queste teorie che erano derivate dall'esperienza o dall'osservazione diretta. Da questo studio è derivato un insieme di sistemi per la gestione di circostanze molto caotice e complesse.
Un approccio così sistematico è efficace perché è direttamente correlato alla realtà delle cose. Penso che le persone a volte fraintendano, credendo che Danaher derivi i sistemi da teorie e principi astratti. In effetti, è il contrario: le teorie derivano dall'esperienza e dall'osservazione dirette, quindi sono radicate nella realtà. Pensa a quando ti alleni e qualcosa funziona. È come se si accendesse una lampadina. Quindi, quando puoi prevedere con precisione cosa farà il tuo partner, è come leggere nel pensiero. Infine, quando puoi prevedere in modo efficace e quindi indirizzare il tuo partner in un luogo in cui puoi fare ciò che funziona, è come una magia. Questa è stata la mia esperienza col suo approccio come allievo nei primi anni.
È anche significativo perché Danaher fa appello all'essenza stessa del jiu-jitsu come strumento per chi è meno dotato fisicamente. Ecco uno strumento e dei modi per usarlo che, almeno, riduce lo svantaggio e nella migliore delle ipotesi offre un vantaggio significativo al praticante. Le persone che sono già forti, atletiche, dominanti possono apprezzare o amare il jiu-jitsu, ma non ne hanno bisogno nello stesso modo in cui ne ha bisogno qualcuno che è debole o piccolo. Questo è un punto su cui si concentrava molto il jiu-jitsu della vecchia scuola, ma che oggi è caduto nel dimenticatoio.
Tutto ciò è così efficace perché la mentalità, l'approccio e i sistemi sono replicabili e apprendibili. Danaher è un maestro nel trasferimento di informazioni sia a livello micro che macro. Le soluzioni possono sembrare complesse a volte, ma in quei casi è perché servono per risolvere situazioni complesse. Questo tipo di approccio in realtà serve a semplificare quella che può essere una situazione molto aperta, disordinata e stressante. Inoltre i principi possono essere visti sia che tu sia cintura bianca blu o cintura nera, quindi le tecniche e le tattiche sono disponibili per tutti.
Per Anthony Braxton tra composizione e improvvisazione esiste un rapporto inseparabile e la linea di demarcazione tra di loro è arbitraria. Comprendere la relazione tra ordine e disordine, strutture aperte e chiuse nella musica ha aiutato poi Brian Glick a comprendere meglio il jiu jitsu Siamo essenzialmente nella stessa situzione - dice Brian Glick - abbiamo vincoli specifici in cui lavoriamo, che sono sistemi strutturati che seguono principi chiaramente definiti. Se vengono violati, tutto il lavoro va in pezzi. Ma allo stesso tempo, la creatività ha un enorme impatto sul risultato finale. Dopo un certo punto lavoriamo tutti con gli stessi strumenti tuttavia, distribuirli nel modo giusto al momento giusto è qualcosa di cui il sistema non tiene completamente conto. Le tue scelte all'interno del sistema sono una ricerca individuale.
Danaher ha portato una mentalità unica al jiu-jitsu - dice Glick - è stato il primo nella mia esperienza a inquadrare l'obiettivo essenziale del jiu-jitsu non come un combattimento che doveva essere vinto, ma come un problema (o una serie di problemi) che doveva essere risolto. E quella soluzione aveva bisogno di soddisfare alcuni requisiti, come essere efficiente ed efficace e preservare la tua incolumità, ecc. Questa struttura ha cambiato la prospettiva delle persone. Ha dato loro un modo per pensare davvero più profondo su come trovare la soluzione. Quindi questo processo di trovare prima le domande giuste da porre per ottenere una risposta migliore è stato un approccio filosofico.
A questo si aggiunge un approccio scientifico all'allenamento. L'allenamento è un laboratorio in cui poter capire se le ipotesi sono corrette. Se lo sono, avremo una teoria che nella migliore delle ipotesi aspettava solo di essere smentita. Se supera la prova sul campo, diventa una teoria più robusta, ma pur sempre solo una teoria. Il suo approccio è stato quindi strutturato attorno a queste teorie che erano derivate dall'esperienza o dall'osservazione diretta. Da questo studio è derivato un insieme di sistemi per la gestione di circostanze molto caotice e complesse.
Un approccio così sistematico è efficace perché è direttamente correlato alla realtà delle cose. Penso che le persone a volte fraintendano, credendo che Danaher derivi i sistemi da teorie e principi astratti. In effetti, è il contrario: le teorie derivano dall'esperienza e dall'osservazione dirette, quindi sono radicate nella realtà. Pensa a quando ti alleni e qualcosa funziona. È come se si accendesse una lampadina. Quindi, quando puoi prevedere con precisione cosa farà il tuo partner, è come leggere nel pensiero. Infine, quando puoi prevedere in modo efficace e quindi indirizzare il tuo partner in un luogo in cui puoi fare ciò che funziona, è come una magia. Questa è stata la mia esperienza col suo approccio come allievo nei primi anni.
È anche significativo perché Danaher fa appello all'essenza stessa del jiu-jitsu come strumento per chi è meno dotato fisicamente. Ecco uno strumento e dei modi per usarlo che, almeno, riduce lo svantaggio e nella migliore delle ipotesi offre un vantaggio significativo al praticante. Le persone che sono già forti, atletiche, dominanti possono apprezzare o amare il jiu-jitsu, ma non ne hanno bisogno nello stesso modo in cui ne ha bisogno qualcuno che è debole o piccolo. Questo è un punto su cui si concentrava molto il jiu-jitsu della vecchia scuola, ma che oggi è caduto nel dimenticatoio.
Tutto ciò è così efficace perché la mentalità, l'approccio e i sistemi sono replicabili e apprendibili. Danaher è un maestro nel trasferimento di informazioni sia a livello micro che macro. Le soluzioni possono sembrare complesse a volte, ma in quei casi è perché servono per risolvere situazioni complesse. Questo tipo di approccio in realtà serve a semplificare quella che può essere una situazione molto aperta, disordinata e stressante. Inoltre i principi possono essere visti sia che tu sia cintura bianca blu o cintura nera, quindi le tecniche e le tattiche sono disponibili per tutti.
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