lunedì 23 aprile 2012

Jack "The Doc" Hardy



Nell'ambiente marziale Jacopo Nardi è molto conosciuto per essere un vero ricercatore delle arti marziali efficaci, uno dei pochi ad aver incrociato i bastoni con i Dog Brothers a Hermosa Beach e uno dei primi in Italia a capire l'importanza del bjj avendo avuto la fortuna di vivere di persona la rivoluzione Gracie negli USA.

Jacopo Nardi è medico sportivo, specializzato in ortopedia e traumatologia, direttore sanitario del suo centro di medicina dello sport del San Gottardo,  e cintura marrone di Bjj.

Vi propongo alcuni stralci  dell' interviste  rilasciate a calciolab e al blog Combate!

"Il cross fit mi piace come concetto : è dinamico, vengono usati diversi gruppi muscolari ed è ottimo per ogni tipo di sport. Mi fanno ridere i manager che arrivano in palestra si cambiano fatto 20-30 minuti d'inferno e tornano a lavorare. E'questo lo sport del nostro secolo? così non mi piace. Puro sforzo anaerobico che alza le resistenze periferiche e non rilassa il nostro corpo. Meglio fare 20 minuti di lotta al 40 per cento come lavoro di coordinazione e per scaricare le tensioni. Negli anni 70-60 andava il culturismo alla Venice Beach ed adesso abbiamo il cross fit...il prossimo?"

"Lo sport agonistico fa male perchè porta gli atleti a dei livelli di allenamento che lasciano conseguenze alle articolazioni.Se guardiamo gli ex atleti professionisti , sembra di vedere la cartella clinica di un paziente traumatizzato : legamenti lesionati ,tendiniti ..l'allenamento estremo fa male e quello che fai oggi lo pagherai in futuro."

“Il calcio è uno sport malato, con grandi potenzialità perennemente disattese in quello che è un circolo vizioso. Se pensiamo che ancora oggi un personaggio come Moggi, che in un paese normale sarebbe messo alla gogna, ha ancora la possibilità di esprimersi in televisione ottenendo il consenso di tante persone, ecco che capiamo come questo sport si annulli da solo”. “Purtroppo il calcio non riesce più a dare dei messaggi positivi ai giovani. Quando devo visitare una squadra di calcio, so già che la sala d’aspetto del San Gottardo ne uscirà ribaltata, fra riviste mal riposte, cornici fuori posto. Quando invece si presentano ragazzi di altri sport, forse più umili, non vola una mosca, stanno composti. Sembra che lo sport praticato da questi ultimi riesca a dar loro una lezione di come ci si deve porre al di fuori della palestra o del campo. Volete un altro esempio? Una volta chiesi a dei ragazzi di 14-16 anni chi di loro avrebbe messo la firma per vincere il Mondiale scendendo al compromesso di doversi dopare: quasi tutti alzarono la mano. Se l’inizio è questo…”

“In tanti hanno abusato, e continuano a farlo, di sostanze dopanti, anche fra i dilettanti ed in tutti gli sport, non solamente il calcio."
 
"I calciatori professionisti sono sottoposti ad uno stress fortissimo, per 365 giorni all’anno, dovendo rispondere a pressioni tecniche, sì, ma anche economiche. Riuscire a farlo è difficile, prima o poi qualcuno che si rifugia in qualche aiuto illecito c’è, e a pagarne dazio è la salute”.
Intervista integrale su caciolab
Intervista integrale su Combate!

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