domenica 17 marzo 2019

Non ero preparato alla tristezza

"Quello che ancora non sapevo è che vincere e perdere sono due momenti di depressione che hanno lo stesso filo logico. In tutti e due i casi il confine è abbastanza labile, e puoi continuare a precipitare nella tristezza. 


Molti che hanno sovrastimato se stessi o utilizzato artifizi chimici si sono ritrovati a fare un salto nel buio e non ne sono più usciti. Più perdi, più perdi fiducia in te stesso, autostima, non riesci a venirne fuori.

Quando sei sulla cima del mondo hai due possibilità. Puoi guardarti attorno e cercare di capire se ci sono altre vette più difficili da scalare. Oppure puoi buttarti giù e sprofondare nell’oblio. Molti atleti vivono la vittoria come la possibilità di andare in caduta libera finché non esisterà più qualche altra cosa a cui aggrapparsi.

Qualsiasi tipo di traguardo, di obiettivo, di risultato, una volta che l’hai ottenuto lo prendi, lo guardi, dici “ma che bello”, poi lo imbusti e lo metti in un cassetto e magari non lo riguardi mai più.

Campione del mondo vuol dire che hai finito di vivere, è morto tutto quello che fino a quel momento ti portava, ti sosteneva. Praticamente è come se fossi morto...È lì che hai il tempo di capire che tutto quello che avevi creato, per cui hai lottato e ti sei sacrificato, di colpo non c’è più. È una tristezza infinita".   Andrea Lucchetta

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