mercoledì 20 maggio 2020

Siamo alle comiche igienistiche

La paura del contagio da oggetti e superfici ha spinto il governo e le regioni a stilare una serie infinta di norme e regole igieniste, anche per le palestre, che rasentano il ridicolo.

La sopravvivenza di SARS-CoV-2 su superfici, oggetti, abiti è stata dimostrata in situazioni sperimentali per tracce di RNA virale, ma non per virus intero: non c’è ancora alcuna prova pubblicata che persone si siano infettate  raccogliendo il virus da una superficie o toccando degli oggetti. La probabilità di infettarsi toccando oggetti è infinitamente piccola, risibile nella vita reale e richiede una sequenza di improbabili, sfortunatissime, rare combinazioni. Il fattore di rischio, anche nelle palestre, è solo quello del sovraffollamento. 

Siamo alle comiche igienistiche? Abbiamo visto il ricorso agli spray di disinfettante ambientale all’aperto. Spruzzare il disinfettante sui marciapiedi e nei parchi non è un uso efficiente delle forniture di disinfettante e non è stato dimostrato che riduca il rischio di COVID-19 per il pubblico.  Quello che serve è lavare, la disinfezione è utile solo dopo il lavaggio accurato ed è destinata agli ambienti ad alto rischio come gli ospedali. 

E' sufficiente lavare ogni giorno i locali  e non serve acquistare costosi macchinari di disinfezione o contrattare ditte specializzate con le loro vistose tute bianche. Speriamo che governo e regioni su questi punti facciano marcia indietro perché il rischio, oltre che far spendere inutilmente tanti soldi alle società sportive e sovraccaricare di lavoro i collaboratori sportivi è quello di aumentare nella popolazione i vari disturbi ossessivo compulsivi come la GERMOFOBIA.

Bene la distanza, il lavaggio delle mani, ma che ce ne facciamo dei disinfettanti, delle sanificazioni a tutto spiano? Riusciamo a distinguere l’ambiente sanitario, l’ospedale, dalle palestre? Con tutte queste norme di sanificazioni invece della responsabilità intelligente si è risvegliata nelle persone la diffidenza verso il prossimo, così prende spazio una politica della paura invece di una politica della responsabilità, le persone trattate come bambini che necessitano del poliziotto con la multa facile, piuttosto che essere informate e coinvolte nel mettere in atto comportamenti responsabili.

Insomma, almeno nella fase tre possiamo rimettere in funzione il cervello? Da tempo sappiamo che la nostra sicurezza dipende dalla pronta risposta dei servizi territoriali  per identificare, isolare e tracciare i contatti della persona sospetta infetta. La nostra sicurezza dipende dalla epidemiologia di campo che pure tanto ha contributo alla nostra migliore qualità di vita.

fonte.

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