"Il nostro sport è agonismo e da
agonista ti devi allenare". Questa una frase che ho letto su facebook.
Ma cosa vuol dire essere un agonista? Per capirlo mi viene in
soccorso un post di Luca Bruzzese letto sul sito Milanimal.
Un Judoka agonista si allena 5/6
giorni a settimana, per 4/5 ore di allenamento al giorno. Qua stiamo
parlando di giovani che non appartengono a società sportive
militari.
Per i più promettenti tra questi
ragazzi si possono aprire le porte dell'arruolamento nelle squadre
sportive delle forze dell'ordine. In questo modo potranno dedicarsi a
tempo pieno all'attività agonistica. Avranno a loro disposizione il
meglio in fatto di allenatori, preparatori tecnici, medici, strutture
ed attrezzature all'avanguardia. Sembra tutto questo un sogno per
ogni judoka ma in realtà ha più a che vedere con l'inferno.
Questo è quello che Luca Bruzzese, lui
stesso un Judoka, ha sentito dire da un preparatore atletico che
allena atleti appartenenti alle forze dell'ordine: "l’atleta
deve ogni giorno essere portato (ndr. dall’allenatore) sino quasi
al punto di morte, lui deve sentirsi morire per lo sforzo e per
l’impegno richiesto, il trucco sta a fermarsi solo un pelo
prima [...] l’agonista deve agonizzare senza mai un solo attimo di
tregua, anche nel recupero durante gli esercizi il tempo concesso non
deve mai essere tale da consentirgli un vero recupero fisiologico; il
tempo va calibrato sulla persona e deve risultare sempre in debito
rispetto a quello che realmente necessiterebbe all’atleta per un
reale recupero [...] lo sport agonistico fa male, nuoce alla salute di
chi lo pratica; non si può pensare di fare le cose che facciamo fare
ad un olimpionico e non ritrovarsi a pagare in vecchiaia il conto di
questi eccessi [...] l’agonista ambisce al podio Olimpico a qualunque
costo, per questo motivo l’atleta è un caso patologico, perché
solo una persona con dei disturbi mentali, delle tare pregresse o
complessi di inferiorità, è disposto a rovinarsi la vita e il
fisico per voler subire questa intensità di allenamenti [...] i migliori
agonisti sono le donne perché loro sanno sopportare il dolore (ndr.
dolore inteso come da allenamento) molto meglio di un uomo; le donne
piangono ma non si spezzano mai".
Kit Dale ha detto che ha perso molto
dell'interesse che aveva per le competizioni di Jiu Jitsu: "La
competizione nel Jiu Jitsu Brasiliano non è affatto l'unico aspetto
del Jiu Jitsu. E' semplicemente un mezzo in cui due
persone combattono i propri demoni, per vedere chi può imporre la
propria volontà nel più breve tempo possibile. Il Jiu Jitsu è
stato creato per finire un avversario con poco sforzo e affaticando
il proprio avversario, usando un strategia simile a quella degli
scacchi per catturare il tuo
avversario in contropiede. La vera bellezza di jiu jitsu ai miei
occhi è la capacità di risolvere problemi, quando si viene
finalizzati andare a casa e pensare alla propria strategia da modificare
per cercare di vincere la prossima volta. La competizione non
permette questo. E' più di un test per valutare il tuo livello di
fitness e cardio [...] ma per me si tratta molto di più di queste medaglie, ho vinto la mia giusta quota di incontri, conosco la
sensazione della vittoria, ma questa sensazione presto scompare
abbastanza rapidamente e tutto quello che ti rimane sono le lezioni che
hai appreso nel tuo pecorso [...] e per questo motivo che voglio ancora
competere, ma non potrò mai dare il massimo in termini di fitness
per il jiu jitsu o allenarmi di più di quanto mi piaccia ".
Il nostro non è solo uno sport, anzi, forse lo sport è solo la punta dell'iceberg.
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