venerdì 28 ottobre 2011

Quale MMA?


L'articolo pubblicato da Repubblica  racconta le MMA come una moneta con due facce, quella ufficiale e quella clandestina. Pur con qualche inesattezza  l'articolo è un reportage sul mondo degli incontri clandestini, un mondo che lambisce quello ufficiale e a volte lo attraversa. Perchè indignarsi se già il titolo era stato chiaro?: Nei capannoni dei Fight Club d'Italia ecco il business del ring clandestino.

Nell'articolo si fa un breve resoconto di un incontro tra Dos Santos e Shane Carwin che per la cronaca è stato abbastanza cruento. La frase incriminata, l'unica ad effetto di tutto l'articolo, è questa: "Su un ring ottagonale ormai simile al pavimento di una macelleria". A vedere le foto di Shane non gli si può dar torto: troppo spesso si lasciano combattere atleti che grondano sangue che cade su un ring di colore chiaro per esigenze sceniche. 

Un aspetto da sottolineare è che il giornalista, sbagliando,  cita tra le quattro discipline che compongono le MMA il  Judo e TKD e si dimentica della Thai e soprattutto del Bjj da cui tutto è partito. Una dimenticanza, un lapsus, o solo ignoranza del giornalista? Sta di fatto che oggi, nell'UFC di Jiu-Jitsu se ne vede sempre meno, tutto per un regolamento che lo penalizza perché vedere due che lottano in terra non è spettacolare e non è apprezzato dal pubblico.

Sull'onda dell'entusiasmo suscitato dalle prime edizioni dell'UFC,  e testimone di una rivoluzione nelle AM, molti iniziarono a praticare il  bjj. Per la prima volta si assisteva dal vivo al precetto di Jigoro Kano del più debole che sconfigge il più grosso, teoria che solo i Gracie hanno fatto diventare pratica.

Cosa sarebbe accaduto se Rickson avesse affrontato Zulù con le regole dell'odierno UFC. Se ogni volta che Rickson chiudeva la distanza, e nella guardia conteneva i colpi di Zulù, l'arbitro li avesse fatti rialzare, sono convinto che il verdetto sarebbe stato diverso. Ad un occhio profano la tattica usata da Rickson, per battere Zulù, sarebbe sicuramente apparsa noiosa, ma era l'unica per poter contenere l'esuberanza muscolare del suo gigantesco avversario. Un incontro poco cruento, poco adatto ad essere venduto nel formato pay per view, ma più reale, epico, che resterà negli annali della storia del Valetudo: si potrà dire la stessa cosa, tra 20 anni, della maggior parte degli ultimi incontri dell'UFC?

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