martedì 7 luglio 2020

Sessismo e omofobia nel Jiu-Jitsu

L'alba del primo Agosto 2000. Rio de Janeiro, Copacabana,  in Avenida Atlântica una strada frequentata da  trans  girà una macchina con a bordo quattro giovani lottatori di Jiu Jitsu decisi ad usare pistole da Paintball e ad aria compressa, che si sono portati dietro, contro qualche malcapitato travestito.

"Sembravano essere clienti, ma presto hanno iniziato a maledirci. Poi ci hanno detto di correre e che ci avrebbero ucciso". Queste le parole di Márcio Antônio Araújo detto  Susi una delle trans aggredite.

Tre giorni prima, sempre a Rio, si è disputato il quinto campionato del mondo di Brazilian jiu-jitsu e Roger Gracie vince il suo primo mondiale nelle cinture blu.

I quattro ragazzi vengono beccati dalla polizia, in macchina hanno anche delle mazze da baseball, ma vengono rimessi in libertà su cauzione e lasciano la stazione di polizia scherzando sull'intera vicenda. Tra questi c'è anche Roger Gracie gli altri sono Murilo Carvalho da Silva Neto, Rafael Correia de Lima e Rafael Ramos.

Carlos Gracie definì la cosa un'azione da imbecilli. La madre di Roger apprese dell'aggressione di suo figlio attraverso il notiziario in TV e incoraggiò il figlio a incontrare le vittime e a scusarsi. Roger si rifiutò di farlo!

Fu così che la madre andò da sola alla stazione di polizia a chiedere perdono alle trans per l'atteggiamento di suo figlio e a raggiungere un accordo con le vittime: “Gli ho parlato e gli ho detto che ero molto triste. Penso che sia stata un'azione di cattivo gusto. Un atteggiamento assolutamente riprovevole. Volevo scusarmi per suo conto. È stata una sorpresa, uno shock. Non lo approvo, ma sono dalla sua parte perché è solo un ragazzo". In un'altra intervista la madre di Roger disse: "Mio figlio non è un delinquente ha solo commeso un passo falso". Come ha osservato l'antropologo Roberto de Matta, in Brasile le élite possono trasgredire la legge ma non sono mai delinquenti.


Roger Gracie però non era nuovo a simili aggressioni. Verrà segnalato di nuovo alle autorità di polizia da una donna che disse di averlo riconosciuto assieme a Rafael Ramos tra quei ragazzi che l'avevano aggredita con colpi di proiettili di gomma il 17 luglio alla fermata dell'autobus. La donna disse anche che il gruppo mentre la bersagliava con i proiettili di gomma avrebbero urlato: "ripuliamo le strade". 

All'epoca Roger aveva 19 anni e dovette ringraziare l'intervento autorevole della madre se non fu condannato, ma dovette anche dire addio ai "divertimenti" notturni a Copacabana perché sempre sua madre,
per tenerlo lontano dalle cattive compagnie lo spedì, con un biglietto di sola andata, a Londra da suo padre.

Reila Gracie in un'altra occasione disse: "l'ambiente del jiu-jitsu brasiliano è diventato estremamente macho e un luogo in cui i praticanti coltivato valori discutibili". Questo non stupisce dal momento che i Gracie espressero i loro pregiudizi sessisti ed omofobi in diverse occasioni.

Helio Gracie disse: "L'uomo si prende cura della donna e la donna si prende cura dei bambini, che saranno gli uomini di domani. Un uomo che non è macho non è un uomo, allo stesso modo una donna che non è femminile non è una donna. Il machismo, per quanto mi riguarda, è semplicemente quello che significa essere un uomo". Helio Gracie definì l'omosessualità come una manifestazione di debolezza e malattia.

Le osservazioni sessite e omofobiche non hanno mai diviso la famiglia Gracie. Robson e Carlson, nonostante le loro opinioni politiche progressiste, apertamente o velatamente condividevano l'opinione dello zio sulle questioni inerenti la virilità.
 

Gli episodi di violenza ai danni degli omosessuali e delle trans da parte dei praticanti di Jiu-Jitsu a Rio risalgono agli anni ottanta.  E' a partire da quegli anni, con il diffondersi del fenomeno dei Pit Boys, ovvero giovani esperti di jiu-jitsu appartenenti alla media borghesia, che  gli atti di violenza rivolti in particolare contro gli omosessuali aumentarono.

I leader brasiliani per i diritti degli omosessuali affermano che almeno 1 episodio su 10 di violenze omosessuali a Rio, una città di 12 milioni, è legato ai lottatori di jiu-jitsu che secondo le autorità sportive sono 40.000. I praticanti di Jiu-Jitsu a Rio sono lo 0,3% della popolazione e sono responsabile del 10% delle aggressioni agli omosessuali e travestiti!

Venti anni fa Reila Gracie diceva che l'ambiente del jiu-jitsu era estremamente macho e nel quale i praticanti coltivavano valori discutibili. Oggi a che punto siamo?

fonti

Jose Cairus - The Gracie Clan and the Making of Brazilian Jiu-Jitsu: National Identity, Culture and Performance, 1905 - 2003

https://www.sfgate.com/news/article/Brazilian-jiu-jitsu-pioneer-alive-and-kickin-at-2878875.php

https://www1.folha.uol.com.br/fsp/cotidian/ff0208200019.htm

https://www1.folha.uol.com.br/fsp/cotidian/ff0408200011.htm

                                   

  

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