giovedì 11 ottobre 2018

Il Randori

 
Il maestro di Judo Alessandro Giorgi ha pubblicato su FB alcuni pensieri, suoi e di altri maestri, a proposito della pratica del RANDORI. Li ho trovati interessanti e li vorrei condividere con voi. Ma prima di iniziare una breve introduzione sul significato della parola RANDORI:

La parola RANDORI si compione di due parole "RAN" e "DORI".

(RAN) =  è composto da due ideogrammi:

= "lingua" o " mettere bocca"
= "secondo" o "ultimo". 

Insieme questi due ideogrammi indicano la confuzione che si crea quando due interlocutori vogliono entrambi avere l'ultima parola su un argomento. Per esteso assume anche il significato di  "guerra", "caos" "rivolta", "arbitrio", "casuale".

取り (DORI) = "prendere, afferrare"

RANDORI quindi può avere diversi significati quali "afferrare il caos" o "riprendere il controllo di una disputa".

 "Il randori è un allenamento libero in cui vige il rispetto e le precauzioni per un’incolumità reciproca. Così recita uno scritto del 1930 di Kano Jigoro, “Fondamenti del Judo”. Il randori era già praticato nelle scuole di jujitsu chiamato, nokori-ai, traducibile con “entrambi attivi”. Questa forma di allenamento ha raggiunto la sua massima diffusione con il metodo Judo Kodokan, consentendole di prevalere sulle altre scuole di jujitsu. [...] la pratica del randori, svincolata dal risultato sportivo, ci consente di spostare l’attenzione sulla eccellenza della tecnica, la versatilità e, non ultimo, coltivare la creatività. Spesso si parla del bel judo! Ecco cominciamo a praticare un buon randori senza confonderlo con lo shiai." Maestro Giuseppe Piazza

" Credo che in nessun altro momento della pratica judoistica si concretizzi come nel randori l'aforisma di Kano 'insieme per progredire'. Nel randori il judoka esterna in una situazione di confronto scontro i propri valori atletici, tecnici, tattici, creativi ed estetici in questa fase del judo lo scambio di conoscenza diviene in forma diretta o indiretta una costante. Nel randori i judokas all'apice della loro forma fisica, esercitandosi con judoka anziani e di lunga esperienza concedendo loro la possibilità di esprimersi evitando di far valere la maggiore prestanza atletica, possono recepire raffinati gesti tecnici e tattiche elaborate frutto di una lunga e costante pratica. "Sempai" pazienti e disponibili possono interferire positivamente nella crescita judoistica dei giovani  "Koai" proponendo loro randori dai contenuti educativi e molto meno competitivi al fine di stimolare entusiasmo e non ingenerare mortificazioni per attacchi non riusciti e dure proiezioni subite."  Maestro Ferdinando Tavolucci

"Il mio pensiero
è che, fatta eccezione per i casi citati nel randori, si debba profondere notevole determinazione per far valere in modo probante e mai con arroganza le proprie capacità judoistiche. Astenersi dal randori, evitare di cimentarsi, priva del costruttivo piacere del confronto e abitua a scendere a compromessi con i propri limiti. Ben altra cosa è lo spirito del judo. Astenersi dal randori preclude le possibilità di recepire e trasmettere, che rappresentano i principi morali dello Sport ed in particolare del judo di Kano. Il Randori è il momento in cui, fra due compagni di allenamento, avviene uno scambio di tecniche e di movimenti finalizzati al perfezionamento e al miglioramento del proprio judo. Il tutto nella più normale scioltezza e sicurezza per entrambi. Quando il mio compagno mi proietta io cado e imparo. Su questa definizione di sono espressi F. Novasconi e S. Bologni." Maestro Alessandro Giorgi 

2 commenti:

  1. Purtroppo, soprattutto con i giovani agonisti, non è quasi mai così...

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