Recentemente su FB si è acceso un dibattito a proposito del significato e ruolo delle cinture nel Bjj. Nei vari interventi si sono espressi pareri contrastanti e non sono mancate alcune inesattezze. Il post non ha la pretesa di essere esaustivo né di esprimere verità assolute, mi limito a registrare alcune posizioni, problemi, contraddizioni e ad eprimere alcune considerazioni.
ORIGINI DELLE CINTURE NEL JUDO
La cintura fa parte integrante
dell'abbigliamento indispensabile alla pratica di molte arti
marziali. Annodata intorno alla vita serve a chiudere la giacca del
gi. Fin dagli albori del judo, dal 1882, è sorta la questione di
come tenere chiuso il judogi. Doveva essere fatto in modo adeguato e
senza rappresentare un pericolo per un judoka o il suo partner. Fu
proibito qualsiasi abbottonatura e così fu adottato rapidamente il
principio della cintura.
Il colore della cintura nasce con
l'intenzione di indicare il livello di apprendimento del praticante.
Pare che l'idea del colore nero per la cintura venne a Jigoro Kano
osservando i nuotatori esperti che avevano un nastro nero intorno
alla vita. E' probabile che fu così che ebbe l'idea di separare gli
allievi avanzati dai principianti. In Giappone quando Kano creò il
sistema originale c'erano solo due cinture: la cintura bianca e la
cintura nera.
Le cinture colorate, come le conosciamo
oggi (dal bianco al marrone), non sono un'invenzione americana, come
sostiene qualcuno poco informato, furono inventate in Inghilterra a
metà degli anni '20. Nel 1926 il maestro giapponese Gunji Koizumi,
fondatore della British Judo Association e del primo dojo europeo
rivoluzionò il sistema dei gradi introducendo cinture di colore
aggiuntive. Nel programma di Gunji Koizumi ci sono cinque colori
(bianco, giallo, verde, blu e marrone), a cui fu aggiunto
l'arancione, per corrispondere ai sei kyū del Kōdōkan dell'epoca.
Senza che sia possibile verificarlo, esiste la possibilità che i
colori fossero basati sul colore delle palle da biliardo.
Nel 1935, un altro esperto giapponese,
Mikinosuke Kawaishi, dopo un soggiorno in Inghilterra, introdusse le
cinture colorate in Francia e sviluppò un programma di insegnamento
ad esse associato, che presto sarebbe stato chiamato "Metodo
Kawaishi". Queste invenzioni e sviluppi corrispondevano pienamente
al modo di pensare occidentale e consentirono al judo di prosperare,
soprattutto tra i membri più giovani della società.
Gi e cinture colorate non sono quindi
un retaggio orientale ma decisioni prese da Kano e da suoi allievi
guardando ad occidente, per venire incontro alle esigenze di un
pubblico occidentale e ad un pubblico giapponese che si stava
occidentalizzando. Kano nei suoi scritti sottolinea il fatto che le
cinture colorate furono introdotte per motivare gli allievi sic et
simpliciter. Il sistema di gradi inventato da Jigoro Kano e
sviluppato da altri esperti ebbe un tale successo che fu ripreso da
altre arti marziali.
LE CINTURE NEL BJJ
A differenza di Kano, che assegnava la
cintura nera per separare gli allievi principianti dagli avanzati, i
maestri Carlos ed Helio Gracie non dividevano gli allievi in base al
livello tecnico, l'unica divisione era tra praticanti e insegnati.
Per ottenere il diploma da insegnante bisognava seguire un corso. Le
persone in procinto di guadagnare il loro diploma indossavano una
cintura azzurra. Dopo aver ricevuto il diploma e una volta diventati
professori, avrebbero ricevuto una cintura blu scuro. Fino al 1967 il
sistema originale dei fratelli Gracie era basato su due cinture che
non indicavano le abilità di combattimento ma le abilità di
insegnamento. Nel 1967, con la creazione della Federazione di
Jiu-Jitsu, si iniziarono a usare le cinture nere per la prima volta
nel Gracie jiu-jitsu e le cinture colorate sul modello del Judo e si
crearono le diverse barre per le cinture per differenziare le cinture
di jiu-jitsu da altri stili di arti marziali.
LA CINTURA COME SIMBOLO
Uno degli aspetti che ha colpito subito
l'immaginario degli occidentali, quando si sono imbattuti nello sport
del Judo, - scrive Giuseppe Tribuzio nel libro "Dialoghi sul
Judo"- è stato l'utilizzo della cintura colorata che i
praticanti si annodano intorno alla vita. Hanno subito suscitato
molta curiosità i suoi colori, che dal bianco del principiante
diventavano di una gradazione sempre più scura fino al colore nero
dell'esperto. Cingersi la vita con la mitica cintura nera è stato ed
è il sogno di tutti coloro che si avviano alla pratica del Judo. La
cintura è sia un oggetto che un simbolo forte, strettamente legato
alla pratica delle arti marziali e del judo in particolare.
Chi
indossa una cintura e per associazione questa cintura: io ho una
cintura nera e sono una cintura nera. Qualunque sia il suo ruolo o il
suo attributo, è un elemento fondamentale che distingue il judo e le
arti marziali da qualsiasi altra disciplina sportiva.
CRITERIO PER ASSEGNARE LE CINTURE
Perché le persone si allenano nelle
arti marziali? Riceverai tante risposte diverse a questa domanda
quante sono le persone che si allenano. Che si tratti di aspirazioni
competitive, ricreative o filosofiche, tutti devono
passare attraverso lo stesso processo di valutazione. Le arti
marziali sono tutte strutturate attorno a un sistema di
classificazione utilizzato da più di un secolo. Il BJJ non è da
meno e ha adottato il sistema di cintura come diretta conseguenza del
suo legame col Judo. Le cinture, però, non sempre rappresentano il
vero grado e la conoscenza di un praticante.
Cosa significa una cintura nel BJJ? La
cintura per alcuni rappresenta il livello tecnico, l'efficacia in
combattimento, il grado di anzianità, nonché delle qualità morali,
che corrispondono allo scrupoloso rispetto del codice morale insieme
a un sufficiente investimento nella pratica. Non esiste una
definizione fissa e le opinione in materia sono le più varie. Non ci
sono criteri fissi per assegnare una cintura e ciò può creare
confusione per coloro che si chiedono cosa devono fare per ottenere
la cintura successiva, se non sanno quali criteri vengono utilizzati.
Per alcuni il sistema di cinture
adottato nel BJJ è buono perché si basa sul giudizio del maestro,
che è una cintura nera, e sulla capacità dell'allievo di utilizzare con successo le tecniche apprese durante lo sparring e le competizioni. E' un mix
tra il giudizio di un altro essere umano (soggettivo) e la capacità
di vincere in competizione o nella tua accademia (oggettivo).
Ad ogni modo, il grado raggiunto ed
esibito con la cintura annodata in vita dovrebbe avere una sua
effettiva corrispondenza con le proprie capacità e competenze,
altrimenti, chi la indossa - ci dice sempre Tribuzio - corre il
rischio di perdere la faccia ogni qual volta che si espone al
giudizio altrui. Per questo motivo il proprio valore deve
corrispondere a quanto viene esibito con la massima sincerità.
Se però una cintura blu vince in un
torneo una cintura nera (ed è capitato!), evidentemente un qualche
problema nel criterio di assegnazione delle cinture ci deve essere!
Ad esempio alcune persone imparano più velocemente di altre, quindi
costringere qualcuno a rimanere ad un livello di cintura per un certo
numero di anni non ha alcun senso. In questo momento, gli standard
della IBJJF valutano il tempo di pratica rispetto al livello di
abilità. Questo metodo risulta essere un freno nei confronti di
atleti talentuosi che si dedicano full time al Jiu-Jitsu. Se due anni
di permanenza in una cintura poteva essere un tempo ragionevole
quando la maggioranza dei praticanti erano degli hobbisti oggi le
cose sono cambiate.
Questo problema è diventato più
evidente a causa dell'ascesa del Jiu Jitsu come sport. Alcuni
praticanti potrebbero avere gli stessi livelli di cintura, ma
differenti livelli di abilità. Il vecchio modo di pensare è che ci
vuole una certa quantità di tempo per guadagnare un livello di
cintura è obsoleto e provoca discrepanze quando si tratta di
praticanti amatori e agonisti. È necessario uno standard più chiaro
se si vuole veramente vedere quali sono le abilità di qualcuno.
La IBJJF si è sempre avvantaggiata di
questa non separazione tra hobbisti e professionisti e questo non è
buono per lo sport occorre avere una netta distinzione tra hobbisti e
pro. Nasce da questa mancata distinzione buona parte delle polemiche
e controversie che ruotano attorno al sistema delle cinture.
CRITICA AL SISTEMA DELLE CINTURE
Perché abbiamo un sistema di cinture?
Altri sport da combattimento non hanno gradi di cintura, quello che
hanno sono competizioni e ranking. Man mano che le tue prestazioni
migliorano, gareggi in competizioni di livello più alto. Se le tue
prestazioni diminuiscono, gareggi in competizioni di livello
inferiore (sebbene la maggior parte delle persone smetta di competere
quando le loro prestazioni diminuiscono). Può sembrare una sottile
differenza, ma è importante. Nella maggior parte degli sport vuoi
migliorare le tue abilità in modo da poter sfidare te stesso
gareggiando in competizioni più difficili. Chi critica il sistema di
cinture BJJ sostiene che non sia un sistema di merito e questo
sarebbe dimostrato dalla frequenza con cui la parola sandbagger viene
usata nel BJJ. Un sandbagger descrive qualcuno che sta costantemente
battendo avversari di livello più alto, ma non ha ricevuto quel
grado come nel caso di cinture blu che vincono cinture nere. Se
dicessimo "Partecipo ad una competizione nella categoria " cinture blu" anziché "sono una
cintura blu", non avremmo problemi. L'unica gerarchia in
palestra sarebbe la gerarchia delle competenze.
Se tutti in palestra gareggiassero,
anche in questo caso non ci sarebbero problemi. L'allenatore
classificherebbe gli allievi in base al loro rendimento in
competizione. Si verifica un problema quando solo alcune persone in
palestra competono ma tutti si aspettano di ricevere le cinture. Gli
agonisti che gareggeranno saranno graduati in modo appropriato. Ma
come dovrebbe graduare un allenatore chi non gareggia?
Immagina un allievo part-time che si
allena sporadicamente ma si allena da sei anni. Molti allenatori
sarebbero tentati di assegnare il grado successivo a questo allievo,
anche se non hanno le stesse capacità degli agonisti di questo
grado. Sono molti gli allenatori che hanno ceduto a questa tentazione
e hanno valutato i propri atleti in modo incoerente. Pochi allenatori
hanno criteri coerenti. Molti usano metriche arbitrarie come la
durata dell'allenamento, se l'atleta paga il mensile in tempo o se
all'allenatore piace o meno l'allievo. Gli atleti che si sono
allenati duramente per guadagnare la cintura si risentiranno nel
vedere altri atleti ricevere cinture pur avendo livelli di abilità
inferiori.
Per risolvere questo problema Rob
Biernacki, ad esempio, non da la nera a determinate persone. Se una
persona inizia a praticare bjj a 35 anni e si allena due volte alla
settimana - dice - non potrà ricevere la nera solo sulla base di una
conoscenza teoretica il massimo che potrà ricevere sarà la viola.
Inoltre sostiene che non debbano esserci campionati del mondo per le
cinture colorate. Nel Judo - dice - sarebbe assurdo solo pensare ad
un campione del mondo cintura gialla, nel bjj invece abbiamo cinture
blu campioni del mondo. In questo modo - dice sempre Biernacki - si
vende una gloria fasulla; non esiste in nessuna altro sport qualcuno
che può vantarsi di essere "campione del mondo master 4 cintura
blu" (senza nulla togliere al fatto che qualcuno ha gareggiato e
vinto degli avversari per fregiarsi di questo titolo).
IL PROBLEMA DELLA CINTURA
Se si associa al colore della cintura
un determinato livello tecnico possono sorgere dei problemi. Una
cintura viene fornita con aspettative di abilità. Se indossi una
cintura e per vari motivi (assenza prolungata, infortunio) non ritieni di poterla onorare in combattimento non puoi fare marcia indietro e metterti una cintura inferiore, è probabile che
allora qualcuno trovandosi in questa situazione possa decidere di trovare scuse per evitare di lottare con persone che ritiene gli siano superiori anche se
indossano una cintura di un colore inferiore o decidera di non allenarsi più. per poter mantenere il
livello corrispondente alla cintura occorre allenarsi con costanza.
Se ad esempio una cintura blu per un periodo di tempo resta lontana
dal tatami e non si allena, psicologicamente avrà delle resistenze a
ricominciare ben sapendo che lottando sarà finalizzata anche dalle
bianche e questo a livello di autostima è un problema di non poco
conto. E' per questo che molti abbandonano se non possono allenarsi
con costanza o se per motivi vari sono stati assenti dal tatami per
un lungo periodo.
In questi casi non basta dire che la
cintura serve a chiudere la giacca del Gi. Esiste oggettivamente un
problema intrinseco al sistema di graduazione basato sulle cinture
colorate. Da una parte abbiamo le cinture che si ottengono una volta
raggiunta un certa perizia tecnica ma se queste abilità diminuiscono
non si viene degradati. Il fenomeno della degradazione è avvenuto in
alcuni casi ed è un argomento controverso perché chi subisce la
degradazione sono quegli allievi che cambiano di accademia e che
vengono ritenuti non degni di portare quella cintura. Questo fenomeno
però ha motivazioni di marketing: è un modo indiretto per dire alla
comunità che i propri standard sono alti e che le altre accademie e
gli altri maestri sono tecnicamente inferiori o che vendono o
regalano le cinture a chi non le merita.
CINTURA O CATEGORIE?
Esiste una contraddizione tra il
sistema di graduazione basato sulle cinture e il reale livello di un
atleta. Cintura e livello possono coincidere ma possono anche
divergere. Il regolamento sportivo del Grappling targato FIGMMA
vedeva gli atleti divisi in classi. Alla classe più alta la “A”
o “Open” potevano accedere tutte le cinture. Era quindi possibile
vedere cinture nere battute da cinture viola o marroni. Non serve
che vi ricordi che questo sistema basato sulle "classi" non
ha incontrato il favore dei più. Lo sport del BJJ potrebbe fare a
meno delle cinture, basterebbero categorie divise in base
all'effettiva abilità dell'atleta. Invece che categorie divise per
cinture categorie divise per "classi" o competizioni
riservate agli hobbisti e competizioni riservate ai professionisti.
Le cinture sono un retaggio della tradizione e difficilmente il BJJ,
in quanto arte marziale, potrà farne a meno ma se si riuscisse a
diffondere una visione chiara di cosa rappresenta una cintura forse
non ci si stupirebbe più di una blu che finalizza una nera e forse
si riuscirebbe anche a diminuire gli abbandoni e far tornare in
palestra tanti allievi che hanno smesso di praticare e che non se la
sentono di indossare una cintura e risultare meno performanti
rispetto ad altri allievi dal colore della cintura più chiara.
L'OSSESSIONE PER LA CINTURA
Spesso l'acquisizione delle cinture,
dei gradi - dice Giuseppe Tribuzio - diventa anche nel Judo, come in
altri settori della vita civile, una competizione, una sterile gara
esibizionistica, priva di contenuti. Si rincorrono promozioni facili,
riconoscimenti da esibire che attestino una posizione di privilegio e
di potere, contravvenendo così allo spirito del Judo, che richiede
sempre moderazione e nessun sfoggio narcisistico di titoli o
medaglie. La cintura intesa in questo modo diventa il simbolo della
nostra identità riconosciuta.