"Non ci sono né "ma" e né "se" in un match programmato. Prendere certe decisioni vuole dire crederci.
La mia più grande sfida come coach di combattimento nei confronti di un mio atleta è trovare l'equilibrio tra:
✔La sua continua crescita, ovvero, porre degli obbiettivi difficili ma raggiungibili.
✔La sua tutela psicofisica, cioè,
saper collocare il mio allievo in una condizione equa di difficoltà rispetto all'avversario per cercare di preservare al massimo la sua integrità fisica e mentale.
Conoscere profondamente il proprio mestiere e di conseguenza i livelli di apprendimento diventa fondamentale. Diversamente, si rischia di indebolire l'autostima e la sicurezza che si fatica ad acquisire con l'apprendimento delle tecniche e l'avanzare positivo di una carriera.
In questo complesso percorso, sia per l'atleta sia per i coach, più ci si avvicina a tale equilibrio meno peso si da alle vittorie o sconfitte. In un modo o nell'altro si cresce assieme.
In questo modo, l'esperienza di entrambi (coach e atleta) viene sempre accompagnata da piena consapevolezza di chi si è, di come migliorare e fin dove si può arrivare.
Il combattimento professionistico non è un gioco d'azzardo. Vincere molto bene o perdere molto male sono risultati che andrebbero costantemente analizzati per non perdere mai la percezione della realtà." Garcia Amadori
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